Regia di Piero Vivarelli vedi scheda film
Piero Vivarelli è stato un artista piuttosto eterogeneo: principalmente noto come sceneggiatore di film di genere e come paroliere musicale (24mila baci di Celentano), diresse anche qualche pellicola rimanendo sempre all'interno del genere, esordendo con i protomusicarelli dei primi anni '60 e arrivando all'erotismo negli avanzati '70 (passando peraltro per un Satanik, nel 1968, che lo vide 'battezzare' un importante aiuto-regista: Pupi Avati). Inutile dire che di questo Codice d'amore orientale non si ricorda nessuno o quasi: budget non esaltante, trasferta esotico-erotica con interpreti orientali di nessuna fama e capacità mediocri (sicuramente peggiorate dall'enfatico, fotoromanzesco doppiaggio italiano), il film assume qualche minimo cenno di interesse nelle animazioni che raffigurano scene del Kamasutra. Per il resto, buio assoluto; la sceneggiatura del regista e di Ottavio Alessi consta di dialoghi insipidi, personaggi privi di caratterizzazione e una trama blanda e pretestuosa, zeppa di momenti morti che soltanto la valida colonna sonora di Alberto Baldan Bembo riesce a riempire di un qualche gusto. Produce un Alfredo Bini ormai decaduto dai fasti degli anni '60 (Il vangelo secondo Matteo, Uccellacci e uccellini, Il bell'Antonio erano tutte produzioni sue). 2/10.
Le disavventure di una coppia di giovani sposi che sfuggono al matrimonio imposto dalle famiglie è l'occasione per una rilettura abbastanza spinta di un classico della letteratura erotica: il Kamasutra.
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