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Earano

Regia di Luke Matheny vedi scheda film

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La recensione su Earano

di OGM
8 stelle

Le orecchie, anziché il naso. Earl, soprannominato Earano,  è un po’ come Cyrano, ma ad essere enormi, in lui, sono i padiglioni auricolari, che gli conferiscono un aspetto vagamente mostruoso, ma, in compenso, lo dotano di un udito eccezionale. Quando Luke Matheny realizza questo cortometraggio, in cui interpreta il personaggio principale, è uno studente presso la Tisch School of the Arts della New York University. Non sa che, di lì a tre anni, con il lavoro seguente, preparato per l’esame finale, vincerà il premio Oscar per il migliore cortometraggio. Nel 2007, in questa sua prima esercitazione pratica nel triplice ruolo di sceneggiatore, regista ed attore, Luke è un poeta scanzonato ed autoironico che sullo schermo intesse, con un gusto più televisivo che cinematografico, i paradossi e le incoerenze dell’amore, in cui tanta parte ha la casualità degli eventi quotidiani. Una biblioteca per ragazzi è il teatro di un curioso triangolo sentimentale tra lui, un insegnante che segue i bambini durante lo svolgimento dei compiti, Roxie, la giovane impiegata di cui si è invaghito, e Pavlo, l’avvenente portinaio di origine ucraina per il quale la ragazza ha perso la testa.  Il destino, che mescola a casaccio le carte dei sentimenti, si presenta già come quel combinaguai che, nel fortunato cortometraggio God of Love, assicurerà, allo sfortunato protagonista, un’inattesa rivincita. Il tono è decisamente più acerbo ed ingenuo, accostabile all’umorismo melanconico delle sitcom, in cui le espressioni della mediocrità della vita della gente comune sono quelle che più facilmente fanno scattare le rituali risate in sottofondo. Rispetto all’opera successiva, qui la caricatura prevale sul ritratto psicologico, mentre è l’equivoco a determinare gli sviluppi della situazione, lasciando prudentemente  fuori dalla porta la riflessione esistenziale, che, a  tempo debito, maturerà in un piccolo gioiello di lungimirante saggezza. Il pagliaccio è ancora più buffo che triste, perà è già vistosamente disposto a sacrificare la propria scaltrezza ad una eroica forma di generosità, messa al servizio della felicità altrui. Il premio contenuto nel prevedibile happy ending è quello delle fiabe più classiche, che ristabiliscono la giustizia dando ad ognuno quel che gli spetta. Ben più raffinata sarà la morale per quel dio dell’amore che non avrà ciò che desidera, ma riceverà un dono incommensurabilmente più grande.

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