Regia di Emanuele Cerman vedi scheda film
Emauele Cerman aveva due opzioni. La prima era quella di realizzare un film inchiesta in cui i fatti veniva considerati sotto un profilo sociale ed antropologico; l'altra invece, più cinematografica, consisteva nell'affidarsi ai codici del genere (thriller ma anche horror) per spingere l'accelleratore sul versante della suspence e dell'intrattenimento. A conti fatti "In Nomine Satan" è invece un ibrido che cerca di tenere conto di entrambi i fattori. Da una parte affidandosi ad una rappresentazione che fa i nomi ed i cognomi delle persone che realmente furono protagonisti degli avvenimenti, dall'altra calvalcando la forma di un detective movie in cui la paura è più evocata che mostrata. In questo senso la scelta di Cerman di non cadere nelle scorciatoie di un voyerismo da grand guignol è apprezzabile, come pure quella di rendere la dimensione dei protagonisti con un immersione sensoriale mirata a far sentire psicologie e stati d'animo, con riprese in soggettiva, fuori fuoco sistematici ed un montaggio atemporale che rende bene il deragliamento emotivo dei singoli personaggi. Non altrettanto efficace è l'apporto in fase di scrittura, con la sceneggiatura che muove le sue pedine su uno sfondo astratto, e privo di riferimenti che non vadano oltre lo sballo da vuoto esistenziale, leggittimato dal mix di sesso droga e rock and roll più volte richiamato dalle scene del film. Così come lascia a desiderare la riflessione sull'origine del male, risolta da una scena dal sapore Lynchiano, che però non riesce a risollevare le sorti di un film volenteroso, a tratti anche angosciante, ma troppo in superficie rispetto al soggetto che porta in scena.
(icinemaniaci.blogspot.com)
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