Regia di Chen Zhuo vedi scheda film
Jing è un’adolescente sordomuta, Mei una giovane donna che canta di notte nei club. Sono rispettivamente la figlia e la nuova compagna di Haoyang, che alla prima avrebbe preferito un maschio e per la seconda vorrebbe un lavoro più rispettabile. In seguito a un evento traumatico, la ragazzina si trasferisce dal padre e i tre si trovano faticosamente insieme, a simulare un nucleo familiare di cui non sentono il motivo né conoscono le dinamiche: come pesci in una vasca abbastanza grande da legittimare l’indifferenza, come quelli che Jing osserva nell’acquario e disegna sul vetro. Le superfici stridono, quindi diventano dolcissimi ponti di contatto umano. Mentre il rapporto ossimorico del titolo si sviluppa tra due figure femminili che vivono agli antipodi del suono eppure s’incontrano sul confine di una finestra: chiusa, tra la casa e il terrazzo, si trasforma in lavagna dove dialogare col rossetto. Le cose vengono incontro alle persone, ferme di fronte a un muro d’incomunicabilità che il regista non risolve nell’handicap di Jing: ascolta specularmente i testi cantati da Mei, così ingenui da spalancare spaventosi abissi tra realtà e desiderio. Nessuno ha quel che si merita, nell’esordio di Chen Zhuo, dramma intimo e asciutto, incisivo nella sua delicata attenzione al quotidiano, che si concede un unico sfogo onirico, inaspettato e dissonante. Quindi intreccia i fili sottilissimi che costruiscono poco a poco le figure, con la stessa sincera devozione con cui Jing cuce i suoi pesci di plastica.
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