Regia di Valeria Golino vedi scheda film
L'esordio di Valeria Golino dietro la macchina da presa, con questo film incentrato sull'eutanasia, tema non facile da trattare al cinema senza cadere nel banale o nel retorico. La Golino mostra invece estrema delicatezza e sensibilità nell'affrontarlo, attraverso gli occhi di una giovane donna (Jasmine Trinca) che sembra vivere sulla propria pelle il dramma di chi - per colpa di gravi malattie - non ha più la forza per andare avanti, e viaggia fino in Messico per procurarsi un medicinale che "regali", loro, una morte dolce. La sua coscienza si ribella quando a chiederle il medicinale non è un malato terminale ma un ingegnere semplicemente stanco di tutto, con il cosiddetto "mal di vivere". Nella figura dell'ingegnere - uomo scontroso ma non privo di fascino - la Golino azzecca un personaggio riuscito, il quale regala una nota di originalità al film, ampliando implicitamente la discussione. È lecito dare la morte (come d'altra parte è avvenuto ad esempio in Olanda) anche a chi è semplicemente depresso, moralmente distrutto, ma potrebbe fisicamente sopravvivere senza alcuna difficoltà? Domande non da poco conto che la vicenda pone in maniera indiretta, mai a discapito di una narrazione - anche visivamente - convincente ed appassionante. Davvero riuscito questo primo film della Golino dietro la macchina da presa.
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