Regia di Valeria Golino vedi scheda film
Irene ,trentenne e orfana di madre, legata sentimentalmente ad un uomo sposato vive da sola in una casa sul litorale romano e viaggia molto per lavoro. Con il supporto 'logistico' di un givane amico medico pratica illegalmente l'eutanasia somministrando, ai malati terminali di famiglie condiscendenti, un potente barbiturico di uso veterinario che si procura nei suoi frequenti viaggi in Messico. Le sue certezze etiche ed il rigore inflessibile del suo protocollo vengono messe in crisi dall'incontro con un anziano ingegnere che ,nonostante goda di buona salute, ha deciso di porre fine ad un'esistenza ormai priva di motivazioni e di scopo. Le peregrinazioni geografiche di una vecchia 'enfant prodige' del cinema italiano ritornano come le reminescenze scenografiche di un dolente viaggio attraverso la sofferenza e la morte nel suo riuscito esordio da regista attraverso il precario equilibrio (ideologico ed artistico) di un dramma che sfiora, con indulgente intimismo, il tema scottante e controverso della 'dolce morte'. Capacissima di entrare in punta di piedi nelle stanze di una quotidianità domestica terminale ormai priva di un qualsivoglia orizzonte di speranza e salvazione, la Golino si dimostra abile nell'accostarsi al tema della sofferenza senza scampo attraverso i piani ristretti di una discrezione professionale ed umana che non indulge al patetico od alla facile deriva melodrammatica. Figlia di una recente tradizione 'intimista' del cinema italiano cerca di spostare il punto di vista sull'eutanasia dalle esasperazioni radicali del cinema verità (più vicine alla qualità ed al rigore stilistico del cinema d'oltralpe) verso le declinazioni di un dramma umano che vive di silenzi o, al contrario, di una vibrante emozionalità musicale, sempre in bilico tra sincerità psicologica e retorica dell'espediente cinematografico. Ben costruito nell'alternanza tra gli interni di una insondabile precarietà dell'esperienza umana e gli esterni di una esuberante e solare vitalità, ritrova forse un limite nella tesi narrativa di una protagonista mossa dalle inconfessabili motivazioni di un dramma personale (la perdita della madre) e nelle prevedibili conseguenze di una dialettica divisiva su di un tema politicamente scorretto, lungo il fragile confine tra etica (meglio morale) e libertà di coscienza, laddove le ragioni degli uni valgono sempre quanto quelle degli altri e finendo con lo scegliere una soluzione finale che metta in salvo tanto le une (la libertà di disporre del proprio corpo) quanto le altre (il rispetto per una morte etica che non danneggi nessuno). Brava la Trinca che replica la dolente elaborazione del lutto già vista nel suo esordio morettiano ('La stanza del figlio') nel ruolo controverso di una prezzolata crocerossina della morte e superlativo Carlo Cecchi già cinico e disilluso suicida nel dramma d'esordio martoniano sulla morte di Renato Caccioppoli ('Morte di un matematico napoletano').Menzione speciale della Giuria Ecumenica a Valeria Golino al Festival di Cannes 2013, 3 Nastri d'argento e 2 Globi d'oro.
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