Regia di Valeria Golino vedi scheda film
Irene, "Miele" quando è in "servizio", porta la "dolce morte", clandestinamente, a chi ne fa richiesta. Esordio difficile, ad alto rischio, per Valeria Golino. Il tema dell'eutanasia, in una paese arretrato come il nostro, scotta e respinge. Lei strizza tutta l'inquietudine, le incertezze, i rimorsi e il dolore, nel corpo magro e negli occhi grandi di Jasmine Trinca, eccellente e bella, con grande sensibilità tutta femminile. Attorno alla sua ossuta malinconìa, si muove un mondo discreto, banale, la quieta dignità di chi ha scelto, l'esasperata attesa della morte, qualche uomo e un anziano ingegnere, solo stanco della vita. Opera che non pone domande secche e dirette, non è didascalico, ma mette al centro la persona con le proprie, libere, scelte, sulla vita e sulla morte. Anche quelle di Irene. Regia umile quella della Golino, per niente saccente o piacente. Brava e coraggiosa, per un film che non è certo una ventata di allegria, ma che eccelle senz'altro nel mediocre panorama del cinema italiano.
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