Regia di Hideki Takeuchi vedi scheda film
Una bella “americanata giapponese” potrebbe definirsi questo divertito (più che divertente) pasticcio annunciato: che, come tale, il filmetto non indigna né scandalizza più di tanto, ma anzi spinge ad assumere un atteggiamento indulgente che ci fa soprassedere su aspetti e particolarità che non avremmo di certo perdonato agli Americani, sempre approssimativi e faciloni, e che non perdonammo neppure a maestri assoluti ed inattaccabili come Kubrick, quando ad esempio, nel girare Spartacus, ci mostrò il ribelle che organizzava controffensive coadiuvato da risibili cartine geografiche post moderne in cui pareva tratteggiata pure l'Autostrada del Sole.
E l'avventura fantastica dell'architetto Lucius, considerato superato da giovani colleghi dell'epoca (siamo nel periodo della decadenza dell'Impero Romano, corroso ai confini da orde di barbari e ribelli) nella costruzione di impianti termali all'epoca davvero avveniristici, luoghi fondamentali per ritemprare membra e spirito dei condottieri e soldati romani, e chiodo fisso di leggendari imperatori come Adriano, si tinge di fantascienza quando lo sventurato, risucchiato da un votice di una piscina mentre studia un nuovo sistema di ricircolo delle acque, si ritrova catapultato, non si sa come né tantomeno perché ma non importa, nell'odierno sofisticato e avveniristico pure per noi provinciali europei, Giappone.
Passato lo stordimento da viaggio nel tempo, Lucius si adopererà ad imparare tecniche e dinamiche idrauliche che, opportunamente adattate all'anno 135 d.C., gli permetteranno di tornare a godere della fama di migliore architetto di strutture ed impianti termo-idraulici, tanto da passare alla storia, trovando persino l'amore in una bizzarra ma intraprendente commessa di un negozio di articoli da arredobagno.
Il film, che ad un certo punto appare quasi come uno spot accattivante e comico di impianti sanitari sofisticati e high-tech, tra cessi ultrasofisticati e idromassaggi avveniristici che solo i giapponesi possono concepire, è letteralmente impiastrato di musica classica altisonante ed insistita che alterna scelleratamente la Callas pucciniana del babbino caro, ad una Turandot di Pavarotti a chissà cos'altro, come se tutto ciò fosse un accompagnamento pertinente o emotivamente sublime: ovvio che di fronte a tanto spudorato ardire, l'atteggiamento di cui armarsi è quello prudente e paziente del lasciar correre: si tratta solo di uno scherzo grossolano, ma tuttavia non proprio ignobile.
Di una carnevalata insomma, a tratti persino un po' divertente, sorretta da siparietti spumeggianti e piccantini che fanno dimenticare certe scelte banali e convenzionali verso sviluppi da commedia risaputa, e forte di una prestazione comica inedita della star Hiroshi Abe (attore caro a Koreeda) che strabuzza gli occhi tutto il tempo quasi a tentare di cancellare i tratti somatici asiatici ineludibili, e apparendo ostentatamente seminudo per oltre 3/4 della pellicola. La scelta di attori giapponesi ad impersonare condottieri ed imperatori, e comparse occidentali per rendere le truppe e la bassa manovalanza è un altro tocco ironico spesso irresistibile o almeno divertente. Insomma un film pazzo per una estate sfrontata da far scorrere leggera e sciocca, ma simpaticamente e non senza un appropriato tocco di sana malizia.
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