Regia di Pedro Almodóvar vedi scheda film
Tramite questo film, apparentemente 'sgangherato', Almodovar ci trasmette un'irrefrenabile voglia di vivere. Gli spagnoli hanno tolto il tappo alle loro passioni, voglie, istinti e desideri dopo il lungo e repressivo periodo franchista e questa pellicola in qualche modo è il manifesto di questa voglia di vita e modernità, di rimettersi al passo con il mondo. Una voglia ancora genuina, senza limiti o freni, che deve essere vissuta con frenesia fin nei suoi aspetti più estremi. E allora via con poliziotti che stuprano ragazze (che preservavano la verginità per venderla a buon prezzo) e a relative e improbabili vendette, casalinghe represse che scoprono il proprio lesbo-masochismo, mutande-vibratori, bambole con le mestruazioni, le 'erezioni generali' ecc ecc in un rocambolesco caleidoscopio di (di)sperata vitalità. Tutto si chiude con un ritorno alla normalità, come un risvegliarsi da un sogno, quando le protagoniste preparano, in una delle poche se non l'unica scena dall'atmosfera di intimità e 'verità', un piatto della tradizione spagnola che richiede tempo per essere preparato e una cottura lenta...
Che piaccia o meno questo film sicuramente non lascia indifferenti, il lato grottesco e esagerato, surreale (meglio: iper-reale) e aggressivamente irriverente è solo la controparte, l'altra faccia della medaglia: una società che arranca per uscire da un lungo periodo buio e per mettersi al passo con il resto dell'Europa (s)forzandosi di guardare avanti cercando di dimenticare il pesante fardello che si trascina alle spalle.
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