Regia di Pedro Almodóvar vedi scheda film
Folle, anarchico, volgare. "Pepi, Luci, Bom e le altre ragazze del mucchio" si potrebbe facilmente liquidare come il rozzo tentativo di un regista alle prime armi di stupire un pubblico poco avvezzo agli eccessi. Un esperimento volutamente sopra le righe volto a scandalizzare ed esacerbare gli animi di chi aveva da sempre condotto il gioco salvo trovarsi ad un tratto nella consapevolezza di un cambiamento ineluttabile alle porte e con il rimpianto dell'ordine sovvertito. Il desiderio di catalogare questo film come un'insulto alla decenza è piuttosto forte eppure prima di lasciarsi andare a qualsivoglia giudizio lapidario è bene ricordare il contesto in cui il trentunenne Pedro Almodovar produsse questo primo film rivolto ad un pubblico e finanziato, almeno in parte, da un vero produttore cinematografico, Josep Lluís "Pepón" Coromina, che stava aiutando altri giovani artisti iberici, tra cui Bigas Luna, ad emergere dalle ceneri della censura.
Almodovar apparteneva ad una comunità queer costretta al silenzio fino alla morte di Francisco Franco avvenuta pochi anni prima nel 1975. Di colpo, perciò, si trovò tra le mani la libertà, mai concessa prima dal regime, di raccontare una comunità underground di artisti reietti e persone dall'ambigua identità sessuale. L'urgenza con la quale Almodovar, e gli altri artisti come lui, confinati in circoli illegali, ristretti o semplicemente occulti, desiderava comunicare l'essenza della propria vitalità, dev'essere stata impellente quanto si dimostrò furente l'espressione di tale premura. Almodovar, convinto dalla pupilla Carmen Maura a trarre dal materiale prodotto per un fotoromanzo hardcore un vero e proprio film, si sentì in dovere di recuperare in poco meno di 90 minuti tutte le occasione mancate, tutta la rabbia trattenuta e tutte le libertà inespresse negli anni precedenti la morte del "caudillo".
"Pepi, Luci, Bom e le altre ragazze del mucchio", al di là del materiale di partenza, non poteva essere che un film sgradevole, feroce e senza sconti. Una rivendicazione identitaria, un manifesto di tutte le aberrazioni catalogate dalla società franchista e chiusa della Spagna di inizio anni '80. Stabilito dunque che il contesto storico ammettesse un linguaggio filmico tanto franco quanto triviale risulta più semplice comprendere le scelte del regista, invero piuttosto sgradevoli, i personaggi e le loro peculiarità.
Il regista, il cui film fu presentato al Festival di San Sebastian ma uscì sostanzialmente solo a Madrid, si adoperò per dare voce a quel sottobosco di devianze e comportamenti anomali che la società franchista aveva nascosto sotto un vitale tappeto.
Almodovar racconta di feste goliardiche, di innocue piantagioni di marjuana e di concerti di musica alternativa. Di voyeurismo e omosessualità sfacciatamente esibita. Racconta la libertà sessuale e le più scomode perversioni come la sodomia e la dominazione. Sostanzialmente il tono è allegro benché non privo di significati ideologici seriosi. Il poliziotto è metafora del regime oppressivo mentre Luci, che per un po' entra nella variopinta comunità di Pepi e Bom per fuggire al controllo del marito, è simbolo di coloro che preferiscono la coercizione del potere anziché l'accettazione orgogliosa della propria diversità intellettuale e sessuale.
Il film diverte quando descrivere il laido potere dal maschio e della polizia che ne è la rappresentazione istituzionale. È incisivo e corrosivo ma non ha freni inibitori. Alcune sequenze sono troppo esplicite ed i caroselli pubblicitari, benché sferzanti, sono di cattivo gusto. Manca, infine, continuità nella scrittura. Da ciò deriva scarsa coesione e la sensazione di voragini profonde nella narrazione. Il personaggio di Pepi è il filo conduttore del racconto ma a mio avviso quello più interessante è Luci che torna tra le mani del marito che le può dare la prigione della sicurezza. Pepi e Bom si imbarcano, invece, per una strada oggettivamente più difficile e rischiosa, di ripartenze e deviazioni, la stessa intrapresa da Pedro Almodovar che allora scriveva e riscriveva il presente andando a delineare il proprio futuro di artista, sperimentando un linguaggio cinematografico originale che una volta smussato gli avrebbe dato successo internazionale e maggiori opportunità di sdoganare l'ambiente underground che lo aveva accolto, cullato e formato. (V.o.s.)
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