Regia di Francesco Rosi vedi scheda film
1963: Francesco Rosi gira Le mani sulla città, mettendo a nudo la speculazione edilizia sfrontata e criminosa in atto nella sua Napoli. 1992: il regista si reca a una proiezione universitaria della sua pellicola di quasi tre decenni precedente; il dibattito che ne segue evidenzia come la situazione non sia affatto migliorata.
Questo Diario napoletano è un po' un tornare sui propri passi, per Francesco Rosi, con conseguente presa di coscienza di averla vista lunga denunciando i mali di Napoli con tanto anticipo; ma al tempo stesso è anche un'ammissione di colpa, una maniera per dire che, sì, Le mani sulla città era stato a suo modo profetico, ma anche che quella pellicola non è stata sufficiente di per sé per sollecitare un cambiamento delle cose. La speculazione edilizia nel partenopeo, anzi, se possibile è peggiorata nei trent'anni che separano il film da questo documentario, come constata impietosamente l'architetto e critico Bruno Zevi, qui chiamato ad approfondire l'argomento. Se si considera che nel 1992, solamente come popolazione, Napoli è più che raddoppiata rispetto a quella del 1963, e che l'espansione urbanistica è andata ben oltre tale proporzione, si intuisce immediatamente la gravità del danno. Diario napoletano è un episodio non troppo noto all'interno della gloriosa filmografia del regista, che nel documentario ha peraltro lavorato molto poco (viene in mente il segmento napoletano di 12 registi per 12 città, 1989); anche per questo vale la pena di una visione. 6/10.
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