Regia di Massimo Troisi vedi scheda film
La coppia è fragile e precaria, e l'amore non dura. E' solido e perseverante solo quando è unilaterale.
L'avevo evitato fino ad oggi, nonostante ami i primi film di Troisi, come guidato da un oscuro presentimento. Infatti questa pellicola del pur grande attore/regista mi ha un po' deluso.
Un primo errore è secondo me l'ambizione di comporre un articolato affresco sui rapporti di coppia, che arriva all'assunto dell'instabilità e la precarietà dell'amore. Non è questo il genere che è congeniale a Troisi, quanto piuttosto la malinconia quotidiana e il minimalismo dei primi film.
Un altro problema è l'assenza di Lello Arena (non importa per volere di chi), che però si è voluto rimpiazzare con un attore fuori fase: il personaggio di Amedeo, infatti, è pasticciato e fastidioso, mentre il tipo appiccicoso e piagnone che era stato Arena calzava bene al film e duettava in simbiosi con Troisi.
Ultima nota negativa è lo stesso Troisi che recita un po' sopra le righe, facendo un po' troppe smorfie, mentre il suo terreno sarebbe il minimalismo, i monologhi paradossali, e il non detto; tutti elementi che qui compaiono solo di striscio.
Ma c'è anche del buono nel film: una bella e brava Francesca Neri, dei bravi attori secondari (come i pescatori amici del protagonista), qualche dialogo discreto.
Quanto alle musiche, va bene che io non sono un estimatore di Pino Daniele, ma la sua lunga canzone nella parte finale allunga e sbrodola inutilmente tutta la sequenza. Si sa, tuttavia, che i due erano amici, e questo ha forse appannato un po' l'oggettiva valutazione dell'apporto musicale.
Troisi cercò evidentemente di evolversi con questo film, di sfornare cioè un'opera più complessa e composita delle precedenti, ma secondo me uscì con ciò dal seminato, zoppicando.
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