Regia di Koji Wakamatsu vedi scheda film
Dietro uno stile se non ai confini del softcore perlomeno a tratti morboso si palesa una impietosa fotografia della società nipponica post guerra. La distanza spazio temporale forse impedisce di apprezzare appieno ogni sfumatura o ossessiva allusione cui rimandano i dialoghi (una su tutte il cheloide) e le vicende che scivolano verso la catarsi finale all'interno di quelle quattro mura più volte additate dai protagonisti come prigione non solo fisica ma anche castratrici di ogni sogno e desiderio.
Si alternano in maniera forse un pò schematica figure maschili moralmente corrotte che si distinguono per esser opportunisti sociali e affaristi senza scrupoli
(l'amante ex pacifista che specula nel Vietnam bellico, il marito sindacalista che relega la moglie al ruolo di casalinga per di più sterile) e figure femminili succubi e frustrate e incapaci di reagire al loro ineluttabile destino (sublimate nella protagonista disposta a farsi sterilizzare onde equipararsi all'amante impossibilitato ad aver figli a seguito delle radiazioni).
Il tratto d'unione tra i due universi è rappresentato dal giovane studente insofferente a ogni regola sociale e ossessionato dal sesso che si erge al ruolo di censore morale e castigatore, prima ignorando l'ingenua e avvenente vicina frustrata (suicida a seguito del suo primo rapporto sessuale, delusa? disonorata?), poi punendo la disinibita sorella spinto da folle gelosia e infine uccidendo la vicina le cui scappatelle amorose saziavano il suo animo di voyeur col binocolo.
A mio avviso da veder solo se disposti a scendere a patti con il cinema di Wakamatsu sennò può prevalere insofferenza.
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