Trama
Nel 2011, per cercare appoggi che evitino la caduta del governo, il presidente egiziano Mubarak ha fatto leva sui pastori di cammelli della zona vicina alle Piramidi, alimentando la loro rabbia nei confronti della rivoluzione scoppiata in tutto l'Egitto che, inevitabilmente, allontanerebbe i turisti e farebbe crollare la già difficile economia del Paese. Per aver partecipato agli scontri di Tahir Square del 2 febbraio nel tentativo di fermare i giovani rivoluzionari, il giovane pastore Mahmoud ha perso il lavoro, è stato soggetto a pestaggi e umiliazioni ed è ostracizzato dalla comunità in cui vive quando, sull'orlo della disperazione, incontra Reem, una fervente ecologista che giunge al villaggio di Mahmoud per prendersi cura dei cammelli e dei cavalli abbandonati al loro destino. Dal loro conoscersi prende l'avvio una storia d'amore che cambierà per sempre il corso delle loro esistenze.
Approfondimento
DENTRO LA RIVOLUZIONE EGIZIANA
Ci sono immagini di forte valenza storica che sono arrivate agli occhi di tutto il mondo attraverso l'impegno delle singole persone coinvolte. La rivoluzione araba di piazza Tahrir nel 2011 si è disvelata grazie alle fotografie e ai video realizzati in maniera amatoriale dai protestanti, giovani che con estremo coraggio hanno messo spesso in piedi dei blog personali e hanno sfidato il regime egiziano di Mubarak. Studenti, donne emancipate e intellettuali laici sono scesi in piazza senza il timore delle possibili ripercussioni e hanno ricercato la libertà, testimoniandola a un mondo che per mancanza di altre fonti si sentiva frustrato dalle fredde immagini che arrivavano tramite le televisioni ufficiali. Senza cognizione di quello che stava realmente accadendo, il mondo si spaccava tra progressisti e conservatori, tra chi salutava la rivoluzione come l'alba di una nuova modernità e chi invece la considerava una sciagura per un popolo già colpito dalla povertà. Nessuno però aveva il polso della situazione, nessuno considerava i sentimenti - anche contrastanti - del popolo coinvolto. Aprés la bataille di Yousry Nasrallah delega al cinema il compito di dare una prima rappresentazione a tutto tondo di quei giorni e delle loro conseguenze. Incrociando realtà e finzione, Nasrallah sceglie di far confrontare i suoi protagonisti con la violenza dei rapporti di classe e il pregiudizio religioso, non dimenticando però di essere critico nei confronti anche della rivoluzione stessa, mossa da un'illusione democratica che in assenza di storia e tradizione fatica ad affermarsi.
PANE, LIBERTÀ, DIGNITÀ
Nel gennaio del 2011 il regista Yousry Nasrallah si appresta a girare un film con un una nuova società di produzione egiziana ma lo scoppio della rivoluzione lo porta a rivedere i suoi piani e ad accontanare il progetto. Divenuto quasi impossibile lavorare nel contesto creatosi, Nasrallah comincia a confrontarsi con altri registi egiziani e tutti manifestano la volontà di capire cosa sta accadendo in tutto l'Egitto per poi riuscire a riportare il fermento nelle loro opere. Con un forte debito nei confronti dei film di Rossellini e al suo modo di raccontare la realtà anche attraverso la finzione (come in Roma città aperta, Paisà, Germania anno zero), Nasrallah coglie l'occasione per pensare a un nuovo film in cui la storia dell'Egitto si mescoli con le vicende personali di un singolo individuo e ne ridefinisca il destino. Come in Europa '51 si parla dell'anima ferita di un Paese che ha perso la propria dignità, Nasrlallah ha intenzione di raccontare la perdita della dignità del suo Egitto, prendendo spunto dallo slogan che sente tutti i giorni per le strade: "Pane, libertà, dignità". Subito dopo la caduta di Mubarak, a caldo il regista dà la sua primissima impressione sulla rivoluzione partecipando al film collettivo 18 Days, dove con il suo cortometraggio pone l'accento sul rapporto tra la sfera collettiva e il singolo individuo. In Après la bataille, questo rapporto si evolve e costringe il personaggio principale ad affrontare le paure che derivano dalla rivoluzione e dai cambiamenti che prospetta. Le sue paure nascono in primo luogo dall'essere stato protagonista di un episodio discutibilissimo, realmente accaduto il 2 febbraio 2011 quando in piazza Tahir si sono presentati gli allevatori di cavalli e cammelli a osteggiare i manifestanti. Usati dalle autorità in carica e dai media per distogliere l'attenzione da altri fatti più gravi che si sarebbero verificati da lì a poco, gli allevatori si sono trasformati in un momento da persone rispettabili in nemici del cambiamento, vivendo sulla propria pelle le conseguenze derivanti dal crescente odio collettivo per il loro gesto.
OLTRE IL MURO
Girato con una videocamera ad alta definizione in 46 giorni ripartiti nell'arco di 8 mesi, includendo anche gli eventi occorsi durante il massacro militare di Maspero nell'ottobre 2011 (con cui il film si apre), Après le bataille più che sulle documentazioni visive fornite dalla televisione o da internet si basa sui racconti e le discussioni che il regista e il co-sceneggiatore Omar Shama hanno raccolto nei quartieri di Nazlet El-Samman, dove hanno incontrato i protagonisti dell'"attacco dei cammelli". Nel villaggio, le autorità egiziane hanno costruito un muro per evitar loro l'accesso alla zona delle Piramidi di Giza, da cui dipende la loro economia, e costringerli a lasciar le loro terre. Nonostante secondo le stime ufficiali questi terreni abbiano un enorme valore, dal 2002 il governo egiziano offre alla popolazione una miseria per impadronirsene e destinarle ad altri usi. La popolazione ha inoltre contribuito alla realizzazione stessa della pellicola, mettendosi a disposizione del regista e partecipando come comparsa accanto agli attori professionisti. Girando mentre alcuni eventi si stanno ancora verificando, ha comportato che talvolta si lavorasse ai dialoghi e alle scene fino a un'ora prima delle riprese per non perdere l'appiglio con la realtà e risultare anacronistici. Più che la logica della messa scena, al regista interessa la logica della storia e non assume importanza il fatto che il montaggio talvolta sembri disattento ai piccoli particolari o risulti poco credibile.
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