Regia di Oreste Biancoli vedi scheda film
Nel 1940, i giovani di un villaggio della Carnia partono per la guerra; tre anni dopo arrivano i tedeschi, mentre i nostri sono bloccati in Albania. Melodramma bellico edulcorato, diretto da un regista più noto come sceneggiatore; esteticamente e ideologicamente sembra un’opera del ventennio o un prodotto della propaganda democristiana (c’è un parroco che sovrintende alla vita della comunità, e alla fine non manca la Madonna che fa la grazia): in ogni caso, è lontanissimo dal clima neorealista. Fa tenerezza la timida storia d’amore fra Mastroianni e la Vlady, che poi faranno coppia anche in Giorni d’amore; invece è ridicola tutta la parte militare (è altamente improbabile che dopo l’armistizio un reparto di alpini in divisa potesse attraversare indisturbato l’intera Jugoslavia). Ma ha un merito sottolineato da Mereghetti: è forse l’unico film che si occupa dell’occupazione cosacca del Friuli nel 1944 (anche se qui gli orrori mostrati si limitano a un tentativo di stupro andato male).
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