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Il fondamentalista riluttante

Regia di Mira Nair vedi scheda film

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GIMON 82

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La recensione su Il fondamentalista riluttante

di GIMON 82
6 stelle

Il post 11 settembre dagli occhi del"carnefice": la visuale d'un mondo che cambia (in peggio) è la tematica a cui si affida la Nair.Narrazione faziosa, d'un mondo occidentale a rovescio,dove le lapidi di vittime innocenti suggellano lo stigmatismo dei "civili" verso i "barbari musulmani".Paesaggi pakistani,tradizioni conformistiche d'un mondo "diverso" da noi,la Nair dipinge un ritratto pregno d'anacronismo moderno.La religione come roccaforte di comportamenti e "leggi" personali.L'individualita' e l'ambizione il modus-vivendi di Changez,giovane pakistano di famiglia benestante.L'America come retaggio,di vita,amore e realizazzione.Changez crede nel "sogno americano",da emigrato vive nell'assoluta liberalita'della "natura yankee".Apprende regole,ne imita modelli e comportamenti, snaturandosi cosi' dalle sue radici.Il cinema della Nair è in questo senso un can-can retorico,dignitoso e interessante a tratti,ma pullulante di clichè ripetitivi."Il fondamentalista riluttante" è una rilettura dell'11 settembre dalla parte opposta.Il giovane Changez ne esce come figura "romanzata".Ragazzo tormentato dal dubbio,ambivalente  negli atteggiamenti,diviene martire d'un sistema "democratico".Si puo' pagare per il colore della pelle o della religione? sicuramente no,ma la psicosi e il terrore collettivo invadono ogni spazio esistenziale.Il "sogno americano" di Changez si conclude,cosi' come l'amore per la sofisticata Erica,artista eterea che ne sfrutta l'immagine da "musulmano terrorista".Erica è l'immagine dell'America radical-chic,tollerante verso "l'altro" piu' per convenzione che per convizione.L'ultima fatica della Nair è un film forse troppo statico negli eventi.possiede comunque un pregio di polemica "politically correct".La regista indiana dirige a mo' di "pieces hollywoodiana" riproponendo temi scomodi e ancora dolorosi.Changez è l'ago della bilancia,il "passepartout" di politiche e nazioni agli antipodi.Affida la sua voce colma di dolori e delusioni al giornalista-spia Liev Schreiber,uomo della C.I.A che "usa" Changez per liberare un ostaggio americano in Pakistan.Cinema attuale dunque, "impallinato" di manicheismo edulcorato."The reluctant Fundamentalist" si mostra pellicola che vuole piacere al pubblico.E' proprio cio' a renderla "antipatica" a tratti,il non voler scendere ad un "compromesso" con lo spettatore.La Nair presenta (giustamente) ingiustizie sociali ed intolleranze la cui vittima è un perfetto innocente. Facendo cio' si dimentica di analizzare entrambe le parti.Segue un binario unico,una visione monolitica del mondo.L'America come "mondo razzista",uno stato che pero' ha perso tremila figli.....Un film da vedere per i temi scottanti che tratta.La cosa che spiace è  ridurre un tema delicato come i rapporti tra occidente e oriente ad un "romanzone" social/melo' assumente respiri di matrice commerciale.Il dramma dell'11 settembre è ancora vivo,la Nair ce lo dice "ruffianamente",spandendo filo conduttore e storia in "crimini e morti" giuste.La guerra è terribile da qualunque parte si compia,il destino di Changez è quello di tanti esseri viventi,giovani che cercano il loro posto nel mondo.Ma religioni e differenze culturali schiacciano questi sogni individuali.Riportandoci purtroppo indietro, a duemila anni fa......alle guerre tra cristiani crociati e saraceni.......la Nair questo lo sa,e "spruzza" il suo film di compiaciuta faciloneria.Film che puo' piacere  o meno, è comunque opera importante per i contenuti,purtroppo trattati con "pizzichi" superficiali e vanagloriosa "autorialita'".........voto 7-

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