Regia di Sean Ellis vedi scheda film
Ripresasi dal traumatico incidente d'auto che le ha causato una forte commozione cerebrale, la bella Gina sostiene che il suo fidanzato non sia chi dice di essere. Lungi dall'essere attribuibile a cause di natura patologica, questa sensazione di disconoscimento comincia ad estendersi anche verso altri componenti familiari, finchè i suoi sospetti ricadono sulla misteriosa rottura di uno specchio e sull'insistente gocciolio che sembra provenire dalla soffitta di casa. Finale a sorpresa.
Già al suo secondo lungometraggio e con le idee più che chiare, il trentenne regista inglese Sean Ellis cambia subito genere e registro per tuffarsi nelle atmosfere torbide e sospese di un thriller linchyano (Strade Perdute - 1997 ) seguendo la traccia di un soggetto originale che pure ricalca con più di qualche coincidenza le tematiche di un famoso racconto di Saramago (L'uomo duplicato) che saranno riprese esplicitamente qualche anno dopo dall'affascinate adattamento di Denis Villeneuve con protagonista Jake Gyllenhaal (Enemy - 2013).
Dalle mosse di una plausibile metafora sul tema della creazione artistica e della reale identità dei personaggi di una storia (Saramago, appunto!) si sconfina ben presto nel dramma fantascientifico di una subdola invasione di ultracorpi senza coscienza e senza sentimenti quale spauracchio nichilista sul definitivo tramonto della civiltà e della morale umane. Horror metafisico con ambizioni filosofeggianti ci tiene col fiato sospeso per un'ora buona giocando sulla ambiguità tra spiegazioni razionali (Sindrome di Capgrass) e teorie del complotto, per svelare le sue carte nella manifesta citazione dalle contaminazioni carpenteriane (They Live - 1988) sulla possibilità delle coscienze non ottenebrate (la radiologia, l'inquilino coreano, la vecchia sul tram) di riconoscerne l'impostura ed urlarne l'orrore (Screamers - Urla dallo spazio - 1995 di Christian Duguay sceneggiato dallo stesso Dick). A dirla tutta, non ostante la perfetta tenuta della suspence e della messa in scena, questa ambiguità interpretativa dura davvero poco, oggettivizzata com'è da chiari riferimenti ad un punto di vista esterno alla disturbata percezione della protagonista e che riconduce il tema ad un soggetto classico della fantascienza dell'identità e del sospetto che sembrano sconvolgere l'apparente ordinarietà del quotidiano domestico e suggerire realtà altre ed inconoscibili (Possession - 1981 - Andrzej Zulawski).
Screamers - Urla dallo spazio (1995): Jennifer Rubin
Possession (1981): Isabelle Adjani
Più che nella citazione dal William Wilson di Poe sulla ferale disfida dell'uomo contro il suo doppio occulto e cattivo (Robert Louis Stevenson) è nel tragico ribaltamento della fiaba di Carrol che si manifesta l'orrore, per cui i fantasmagorici personaggi di una misteriosa alterità si riversano attraverso il portale che li conduce in un mondo da conquistare ed in cui imporre incostratati il loro abominevole imperio. Il terrore insomma, più che dallo spazio sembra provenire proprio dallo specchio (sic!). Finale a sorpresa dove, grazie al montaggio e ad una teoria dello sguardo che ci ricorda tanto il buon Argento (Profondo Rosso - 1975), l'autore si diverte in un gioco delle tre carte con cui si dimostra che l'identità riflessa in uno specchio (che si rompe) è solo una questione di memoria...di sé. Quando non si sa di essere cattivi si può ancora avere qualche speranza di essere buoni.
Premio per la migliore fotografia (?) al Sitges - Catalonian International Film Festival 2008.
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