Regia di Rolando Ravello vedi scheda film
In bilico tra il dramma e la commedia, questo film racconta la storia di una famiglia romana, la quale rimane improvvisamente senza casa perchè occupata da altre persone. Il capofamiglia, testardamente, occupa a sua volta il pianerottolo antistante il portone dell'abitazione, e ciò mette a dura prova la tranquillità psicologica dei membri della famiglia, che rischia di essere travolta dalle tensioni. Nonostante alcuni elementi inseriti per intrattenere e divertire (i tre perdigiorno che osservano gli eventi da una panchina; l'espressività colorita del personaggio del nonno, e, in misura minore, del cognato del protagonista), la vicenda è molto drammatica. Il regista, e attore protagonista, l'affronta sotto ogni aspetto. Analizza l'impatto sociale della perdita dell'appartamento : i membri della famiglia, in un ambiente "duro" quale quello della periferia romana acquisiscono un'immagine negativa, di deboli e sconfitti. Analizza, poi, l'impatto psicologico : nonostante la caparbietà del capofamiglia, ogni familiare accusa il colpo, finendo per trovarsi in difficoltà a scuola, sul lavoro, nel rapporto con gli altri. In particolare, il regista si sofferma sul personaggio che egli stesso interpreta, conferendogli uno spessore quasi epico, nel momento in cui si trova a combattere non solo contro gli ignoti occupanti dell'appartamento, ma anche contro le lacerazioni che minacciano l'integrità della famiglia. Infine, il film offre una rappresentazione non affidabile fino in fondo, ma certamente fedele di quello che è l'ambiente sociale entro il quale si svolge la vicenda. La periferia romana - ma potrebbe essere quella di ogni grande città italiana - popolata di personaggi che vivono alla giornata, privi di speranze, pronti ad una lotta quotidiana pur di emergere o, semplicemente, sopravvivere; tratteggiata con linee fin troppo dolci (la compresione dei vicini egiziani; il consenso che, a conclusione della vicenda riceve la famiglia del protagonista), data la natura di commedia del film, rispetto alla realtà. Il film ha valenza di denunzia sociale, che in alcune sequenze è veramente esplicita, quali quelle che descrivono l'inconcludenza delle forze dell'ordine, o di organizzazioni tipo Action, o sulle politiche immobiliari del Vaticano. Tra gli attori, sono apprezzabili il regista, nelle vesti di un capofamiglia che, nonostante le mille difficoltà, persegue con convinzione i propri scopi, in un contesto sociale nel quale il minimo errore conduce al baratro; Marco Giallini, qui nel ruolo di comprimario, e Stefano Altieri, nel ruolo dell'anziano della famiglia, verace e realista. Plausibili gli scenari, la periferia romana del Laurentino 38, tra palazzoni, abitati per lo più da stranieri, e molto malaffare. Un buon prodotto cinematrografico, diverte, a tratti commuove, soprattutto fa riflettere su un fenomeno sociale del nostro tempo - le occupazioni - per lungo tempo rimasto lontano dai riflettori dei media.
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