Regia di Kaneto Shindô vedi scheda film
Il 22 aprile scorso Kaneto Shindo ha compiuto i suoi primi 100 anni di vita. Attivo come regista dagli anni '50, dopo un lungo apprendistato come aiuto regista di Mizoguchi, l'anziano cineasta ha dunque iniziato relativamente tardi questa sua avventura creativa da protagonista assoluto, attivita' che pero' lo ha accompagnato per oltre sessant'anni e continua ancora ai nostri giorni, essendo attivo ancora oggi, giovane vecchietto arzillo come pochi altri (della sua classe mi viene solo in mente l'ancora piu' anziano grande maestro portoghese De Oliveira). Shindo, con oltre cinquanta titoli all'attivo - purtroppo in generale poco conosciuti nel nostro paese - e' noto in Occidente soprattutto per una manciata di splendidi titoli come Le assassine o L'isola nuda. E questo Kuroneko, horror anomalo seducente e sofisticato, fratello minore (ma piu' in quanto cronologicamente successivo che quanto a valore intrinseco) dell'ancor piu' celebre Le Assassine, in cui il regista torna all'horror cupo della precedente opera, torna all'epoca del Giappone feudale in mano a spietati samurai, torna alle atmosfere intricate delle foreste di canne e bambu' che nascondono prepotenze, misteri soprannaturali, omicidi efferati e vendette cieche e irredimibili. Ai margini di un intricatissimo bosco di piante di bambu' vivono due donne, madre e nuora, contadine povere in attesa che il proprio figlio e marito torni dalla guerra e riprenda il lavoro dei campi. Un tragico giorno alcuni samurai di ritorno da una battaglia devastante entrano nella proprieta' delle due, fanno razzia di ogni cosa, violentano le due fino ad ammazzarle e abbandonano il posto appiccando il fuoco. Il giorno dopo, tra le rovine fumanti, un paio di gatti neri incuriositi si avvicinano ai corspi riarsi delle donne e, alitando su di loro, ne riportano in vita lo spirito. Da quel momento si consumera' la sanguinosa vendetta dell'anima senza pace delle due: il fantasma delle due donne vaghera' per la foresta inducendo nottetempo con l'inganno i samurai di passaggio in un tranello il cui epilogo si sintetizza con la loro uccisione, dopo che la piu' giovane li attira a se' in un gioco amoroso che si conclude con il loro sgozzamento. Deciso a porre fine a queste morti misteriose, il capo dei samurai si convince a mandare un valoroso soldato tornato salvo da un combattimento con la testa del nemico, in modo da porre fine al mistero del mostro della foresta che fa scempio di soldati. E l'eroe scoprira' la verita', mentre lo spettatore capira' presto chi e' quel giovane e cosa rappresenta per le due indomabili donne.
Horror a sfondo storico molto affascinante, il film per certi versi sembra una variazione, o meglio ancora una rielaborazione di Onibaba (Le assassine, appunto), presentando molti punti in comune, dall'analoga ambientazione storica alla simile, sinistra collocazione geografica in una giungla di canne, sterpi e desolazione in cui la poverta' rende belve assatanate ogni essere vivente che ha la sciagura di avventurarsi o vivere in quelle regioni. Mentre in Onibaba l'horror assumeva connotazioni che derivavano dai tentativi di sopravvivere ad una tremenda carestia, qui in Kuroneko siamo in presenza di una malvagita' piu' ultraterrena, con spiriti spaventosi ed assassini resi malvagi da una morte violenta e generati con l'aiuto di felini neri dagli occhi gialli e vendicativi. E anche qui due donne apparentemente deboli che circostanze tragiche e violenti soprusi trasformano in micidiali armi di seduzione e spietate macchine per esecuzioni senza pieta' che non placano la furia maturata nei confronti di una intera classe dominante, e forse dell'intera specie maschile.
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