Regia di Paolo Bologna vedi scheda film
Le tormentate vicissitudini di Leo, giovane aspirante regista e nel tempo libero spacciatore di coca in una Roma estiva e scontrosa.
La classica opera prima autoreferenziale (il protagonista è un giovane regista in erba) che trasuda ambizione: cadere in una vasta serie di trabocchetti, a partire da quelli dell'autocompiacimento, sarebbe stato fin troppo semplice per Paolo Bologna, che invece ci consegna un esordio asciutto, nervoso, realistico e dotato di una confezione e di una grammatica assolutamente ineccepibili, nonostante il budget ridotto a sua disposizione. Certo, non tutti gli interpreti sono effettivamente in grado di recitare (e questa è una pecca non da poco, va da sé) e non tutte le situazioni sono sufficientemente verosimili, ma funziona a dovere l'idea del personaggio irrisolto e tormentato che proietta le sue insoddisfazioni e incomprensioni attorno a sé, finendo fagocitato nel vortice della sua stessa disperazione. Anche l'ambientazione romana fa il suo, va riscontrato, seppure di romanità verace ne compaia davvero poca all'interno dell'opera. La sceneggiatura è firmata in solitaria da Bologna, che tornerà al lungometraggio per il grande schermo solamente nel 1991 con Il senso della vertigine, presumibilmente anche sua ultima regia per il cinema. Nel cast spiccano anche alcuni attori degni di interesse; tra quelli che compongono il nucleo centrale degli interpreti vanno segnalati i già professionisti Leonardo Treviglio e Cloris Brosca (la futura Zingara della fortunata trasmissione tv Luna park), nonché un debuttante di tutto rispetto: Ennio Fantastichini (baffuto e capellone: sostanzialmente irriconoscibile), mentre in una particina troviamo Maurizio Mattioli. Durata piuttosto breve, ma adeguata alla tipologia di opera: poco oltre i 70 minuti. 6/10.
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