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Allegra domenica

Regia di Jacques Berr, Jacques Tati vedi scheda film

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La recensione su Allegra domenica

di OGM
8 stelle

Jacques Tati fa da spalla ad un clown del circo Medrano. Ed è lui stesso un pagliaccio, sotto mentite spoglie, impegnato in una comicità frenetica e surreale, in cui la gag scaturisce dagli scherzi operati ai danni di vittime ignare della vera identità del loro autore. Tati ed Enrico Sprocani (alias Rhum) sono due vagabondi, in giacca e cravatta, ma senza un soldo in tasca. Raggirando il proprietario di un autonoleggio, affittano un pulmino con il quale offrono, ai gitanti della domenica,  dietro un modesto pagamento, un giro turistico attraverso le campagne. L’ardito espediente si traduce in una rovinosa serie di inconvenienti, come si addice ad una storia costruita intorno all’idea della sfortuna come stereotipo sociale, che contraddistingue il povero, rendendolo maldestro oltre che malvisto.  L’irrimediabilità di tale condizione, che richiama a sé tutti coloro che astutamente credano di potervi sfuggire, grava sulle imprese dei due protagonisti come una grottesca maledizione, che prende di mira i frutti della loro inventiva ed abilità  di ladri ed imbroglioni. I canoni della slapstick comedy si coprono di un velo di tristezza, prima di diventare, come avverrà più tardi con le vicissitudini di Monsieur Hulot, un’amara metafora della vita umana. Per il momento, il loro campo d’azione è ristretto al mondo degli emarginati, e per questo motivo non può ancora rivestirsi della leggerezza acrobatica che caratterizzerà i personaggi interpretati da Tati nei cortometraggi immediatamente successivi: il contadino pugile Roger di Cura il tuo sinistro (1936) ed il postino in bicicletta de  La scuola dei portalettere (1947). A dominare l’opera è lo scanzonato e mordace spirito del cabaret,  l’attività con cui Tati, pochi anni prima, aveva esordito nel mondo dello spettacolo. Parole e gesti sono i veicoli dell’iperbole e del paradosso, che diventano armi in mano agli imbonitori e agli illusionisti. Infatti quest’opera è un’antologia dell’arte di arrangiarsi, che illustra, mediante alcuni fantasiosi esempi, i modi in cui l’istrionismo, per quanto sgangherato, può distrarre ed incantare il pubblico: i due improvvisati tour operators, rimangono di fatto, fino all’ultimo, perfettamente credibili agli occhi dei loro sprovveduti clienti, nonostante il crescendo di sciagure, culminanti nella inevitabile catastrofe finale. Allegra domenica è uno sketch allargato, che contiene tutte le sfumature della furberia e dell’ingenuità, con qualche deviazione nella perfidia: c’è chi ordisce un tranello pasticciato, e chi ciò malgrado ci casca, e chi, intanto, sta a guardare, aspettando il momento buono per intervenire, rompendo le uova nel paniere.   

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