Regia di Luigi Di Gianni vedi scheda film
E' un documentario ben fatto su un fenomeno pseudo-religioso avvenuto negli anni '60 (non so come stiano oggi le cose) in una cittadina della Campania: un ragazzo di 21 anni muore in un incidente stradale e una donna (non ricordo se la madre) dice che l'anima del giovane entrerebbe in lei quotidianamente, parlerebbe per bocca sua, e darebbe insegnamenti religiosi, grazie, guarigioni, rivelazioni ai pellegrini che gliele chiedono. Molte persone accorrono... La cinepresa riprende le adunanze e le esternazioni della donna, che parla come in trance. Questi i fatti.
E' una delle tante deviazioni della fede popolare - e non solo - in un campo da sempre attraente e appetitoso: l'idea di poter comunicare con i defunti tramite mezzi tecnici o l'ausilio di un medium. Benché sia una pratica condannata molto duramente dalla Bibbia, secondo la quale queste persone sono "in abominio al Signore", vi è sempre stato chi ha tentato o preteso di farlo. La cinepresa di Di Gianni riprende una folla che si accalca attorno alla donna nella quale si ritiene che parli il ragazzo, in preda ad una febbre di credulità, avida di nutrirsi di parole che sono in realtà solo ambigue e inquietanti. E' una perversa commistione di cattolicesimo, medianità, negromanzia, e superstizione. Le immagini sono essenziali e ben montate, e il commento narrante è sobrio e non retorico.
Da cattolico so bene che oggi come ieri, sotto al cattolicesimo vero e proprio, esiste, in perenne fermento, un sottobosco di finte apparizioni, finti messaggi, negromanzia, divinazione, finti guaritori e finti carismatici. E gli allocchi che ci cascano non mancano mai.
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