Regia di Jonathan Dayton, Valerie Faris vedi scheda film
È perfetta, Ruby Sparks. Ha la grazia e il trasporto di chi ancora non sa stare al mondo. Difatti l’ha messa al mondo Calvin: Ruby non esiste. È una creatura letteraria, l’ispirazione del suo romanzo. Lo salva dal blocco dello scrittore, ma prendendo forma tra le pagine si materializza anche nella sua casa. Lo ama, perché così è scritto. Apportando una piccola modifica alla bozza del libro, Ruby può parlare perfettamente il francese, essere smodatamente felice o inspiegabilmente triste. Oggetto dei cambi d’umore del suo autore, si discosta sempre più dal suo soggetto originario. Il soggetto e la sceneggiatura sono di Zoe Kazan, che del film è la protagonista femminile e nella vita è la compagna del protagonista maschile. Lui, Paul Dano, era stato già diretto da Dayton & Faris in Little Miss Sunshine: adolescente, mostrava tutti i sintomi di un’ostica maturità incarnata qui con sgradevole, incisivo realismo. Realtà e finzione cortocircuitano, in una storia che abbiamo già sentito ma raramente abbiamo visto esplodere con tanta sadomasochistica verità. Perché la romcom iniziale e il respiro finale ricordano (500) giorni insieme, ma qui le stagioni sono tutte pungenti. Autobiografica o no, Ruby Sparks è il satellite inconsapevole di un pianeta egotico: spirito artistico senza velleità di successo, vulcanica ma vulnerabile, riflette dolorosamente le ombre di una relazione sbilanciata. Concreta o immaginata.
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