Regia di Jonathan Dayton, Valerie Faris vedi scheda film
un film che a più riprese mi ha infastidito e irritato per la sensazione che mi ha trasmesso di indipendenza arty ripetutamente sbattuta in faccia. si parla di uno scrittore e non di uno scribacchino che macina libri su libri che vendono quintalate di copie. uno scrittore nella fattispecie che dovrebbe scrivere il suo secondo temuto libro, ma è inceppato. lo seguiamo dallo psicologo(gould) e in palestra con quello che è il suo unico amico e cioè il fratello(messina). sotto l'etichetta di romcom però si nasconde un inquietante e horror deriva mentale che sfocia nella manipolazione dell'altra, tra l'altro ben esplicata in una scena sgradevole ottimamente interpretata dall'antipatico paul dano e dalla sua vittima zoe kazan. in una scena col fratello si parla di etica e naturalmente non è assolutamente etico esercitare un totalitario potere su di una persona che schizofrenicamente esiste nella tua testa e che invece ritrovi in casa ma non come desideri tu. l'umore patinato e pastello di un certo genere di cinema americano ben si presta a farsi alfiere di una ennesima degenerazione sadica e masochistica. insomma il genere umano proprio non riesce a volersi bene e la sceneggiatura della soave zoe kazan(bisnipote di cotanto...)lo descrive proprio bene rilasciando a piccole dosi quel malessere che si fa sentire appieno a freddo il giorno dopo. calvin, il protagonista inerpretato da paul dano, scopriamo che ha una famiglia post hippy che vive in una lussuosa casa secondo natura a big sur. la madre(bening) vive con mort(bravo banderas)che però non è il padre di calvin, uomo riflessivo e introflesso, somigliante in tutto al figlio. un ragazzo evoluto in un rinomato scrittore incapace di avere una sana relazione sociale con gli altri. ruby scatena una scintilla in calvin che forse lo porterà a migliorare con se stesso e con gli altri.
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