Regia di Pablo Larrain vedi scheda film
Con 'No' Pablo Larraìn conclude la sua trilogia sulla dittatura cilena di Pinochet, durata dal golpe dell'11 settembre 1973 fino al referendum che, appunto con la vittoria del NO, sancì la fine del regime nel 1988.
Con 'No' il giovane e talentuoso regista cileno cambia decisamente toni, passando dalla cupezza dei precedenti capitoli - 'Tony Manero' del 2008 e 'Post Mortem' del 2010, per me il migliore dei tre - dai quali trapelava l'atmosfera di chiusura e violenza che si respirava nel paese sudamericano nonché una certa accondiscendenza e complicità, alla solarità di questo ultimo lavoro, improntato più sulla distensione, su umori in cui si subodora - finalmente - la fine di un'epoca.
Anche lo stile è diverso: se nei primi due film, prevalevano scene in ambienti chiusi, per dar l'idea di un regime che soffoca ogni sentimento, qui sono tante le scene all'aria aperta, di carattere fintamente documentarie (macchina a mano, scene in controluce) per sottolineare il ritorno alla libertà di un'intera nazione.
Emblematica anche la scelta di un protagonista giovane (Gael Garcia Bernal) che simboleggia il volto nuovo di un paese, che vuole cambiare e non più scendere a patti, per il proprio tornaconto personale, con chi deteneva il potere, come accadeva in 'Tony Manero' prima e 'Post Mortem' dopo, con i personaggi spregevoli e arrivisti, delineati in maniera inquietante da Alfredo Castro, qui relegato in una parte secondaria.
Voto: 7,5 (visto in v.o.s.)
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