Regia di Pablo Larrain vedi scheda film
Dopo 15 anni di feroce dittatura, il regime di Pinochet, in Cile, era sempre più incalzato dall'opinione pubblica internazionale. Il generale che aveva scalzato Allende con un golpe l'11 settembre del 1973, tre lustri più tardi fu costretto a indire un referendum attraverso il quale il popolo era chiamato a esprimersi a favore (sì) o contro (no) il proseguimento del suo comando. I 15 minuti di televisione che, nel 1988, le due opposte fazioni avevano a disposizione per la durata della campagna, avrebbero dovuto essere sfruttati nel migliore dei modi. René Saavedra (Garcia Bernal), giovane pubblicitario di enorme talento ingaggiato dai comunisti sostenitori del no, ebbe così non poche difficoltà nel sostenere fino alla fine il principio di una campagna propagandistica incentrata sull'ottimismo anziché sulla barbarie del regime fascista che li aveva oppressi per quindici anni. La storia gli diede ovviamente ragione.
Il terzo lungometraggio di Pablo Larrain (dopo Tony Manero e Post mortem) è un'opera di taglio documentaristico (pellicola sgranata giallo ocra, macchina a spalla, controluce esplosivi) destinata a diventare uno di quei film paradigmatici per come riesce a raccontare, partendo da un episodio reale (seppur romanzato e figlio di una pièce di Antonio Skàrmeta), la prevalenza del marketing sull'ideologia, al punto che la dittatura venne battuta proprio sul suo stesso terreno: quello della propaganda e della seduzione delle masse. Sicché se i contenuti di quella campagna non possono che indispettire davanti all'evidenza che un ottimismo beota può avere ragione sull'espressione cruenta del realismo, è innegabile che il film di Lorrain andrebbe fatto vedere e rivedere da quella sinistra che in Italia ancora non ha capito quanto il suo elettorato sia stato imbarbarito dalla televisione e che a volte un jingle può funzionare assai meglio di cento comizi.
Doppio merito al regista per avere ricordato, grazie ai tanti spezzoni di documentari d'epoca, quanto quel dittatore sanguinario di Pinochet fu appoggiato da Karol Wojtyla, uno dei più spregiudicati e immondi uomini politici di tutto il Novecento.
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