Regia di Joseph Kosinski vedi scheda film
Cruise macina i suoi film con presenza ingombrante e sempre sul filo dell'arroganza. Il dubbio è che scelga i suoi personaggi con la scusa di rimanere in prestante forma fisica, sempre al centro della scena, tutto d'un pezzo, in barba alle cinquanta candeline che si porta addosso. Onore al merito di cotanta disciplina e abnegazione all'allenamento. Veniamo a questo Oblivion: parte in quarta, dispiega velocemente tutto il proprio armamentario estetico-immaginario con grandi mezzi e pregi scenici. Nella prima metà affascina, persino coinvolge, stuzzica. Nella seconda parte si contorce su se stesso, confonde, incespica. Ne scaturisce una gara a capirsi per lo spettatore, colpa di una scrittura poco coerente ed efficace. Non tutto è da buttare però, merito di qualche sequenza ben fatta (quella sotterranea in primis), delle presenze femminili in scena, degli effetti visivi abbondantemente all'altezza e di un interessante futuro suggerito che non vorremmo mai vivere. Tornano alla mente a spizzichi e bocconi il Charlton Heston delle Scimmie e degli Occhi Bianchi, i Jawa di Star Wars, i replicanti di Blade Runner, i vari Duncan Idaho dei sequel scritti di Dune, i Solaris russo e americano, il più recente Moon.
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