Regia di Joseph Kosinski vedi scheda film
Sessant'anni dopo una guerra devastante tra gli umani e gli Scavengers,razza misteriosa di cui dovrebbe esistere ancora qualche esemplare nascosto sul nostro pianeta,la Terra è un panorama devastato,con colossali piramidi capovolte che risucchiano l'acqua degli oceani,per poter rendere possibile la vita degli emigrati su Titano,nuova colonia terrestre:un addetto al controllo che le cose si svolgano regolarmente,Jack Harper,vive su una stazione sospesa,assieme ad una compagna,per poi raggiungere il resto dell'umanità sopravvissuta sulla luna ospitante.Ma si verificano degli inconvenienti,tipo il ritrovo di capsule contenenti altri esseri umani,e dei frammenti di sogno,o di ricordo,affiorano nella mente di Harper,e forse le cose non stanno così come egli pensa di sapere.Kolossal che pesca anche da fantascienza recente,a livello visivo e di idee (vedi lo spunto in stile "Wall-E",ma anche gli inseguimenti tra i canyons come la trilogia di "Star Wars" che vede l'ascesa di Darth Vader,e il finale alla "Independence Day" che è tutto sommato la maggior pecca della pellicola),ma ha le sue radici nelle avventure fantascesistenziali degli anni Settanta,con protagonisti isolati ma determinati a scoprire cosa c'è dopo l' "Oltre".Progetto ambizioso,anche se migliore nella prima parte,in cui il mistero cresce e la solitudine del personaggio principale affiora,insieme al rimpianto di una normalità forse persa per sempre,che in una seconda in cui si devono narrativamente tirare le somme e non manca qualche dejà-vu nelle scene di scontri,il film di Kosinski dice però che un regista di talento visivo c'è,che sa montare la suspence e dare smalto lucente al taglio dell'avventura,candidandolo,forse,alla direzione di uno degli imminenti capitoli del nuovo trittico delle guerre stellari.Cinquantenne tonico,Tom Cruise mette passione nei progetti che sceglie,e si può dire che è uno che,anche quando porta avanti il cinema commerciale,difficilmente si adagia su cose scontate o superflue del tutto:pur riconoscendogli una natura citazionista,a "Oblivion" non si può negare una caratura di spettacolo potente,che offre imponenza di immagini e capacità di catturare lo spettatore nel racconto,e nella resa epica e necessitaria di uno schermo grande per essere apprezzata al meglio.
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