Regia di Joseph Kosinski vedi scheda film
Parte bene Oblivion, altra incursione della star Tom Cruise nel regno della fantascienza dopo almeno due film importanti come Minority Report e La guerra dei mondi diretti entrambi da Spielberg. Un futuro non lontanissimo ma da incubo: la terra devastata in seguito alla distruzione di metà della calotta della nostra bella Luna e divenuta solamente un pianeta morente ormai deserto (gli esseri umani sono stati tutti trasferiti su Titano, una delle lune di Saturno dopo aver subito una cancellazione dei ricordi per evitare di provare rimorsi della vita precedente, alla quale è impossibile tornare) da sfruttare per quel che resta delle sue energie.
A questo proposito sono stati inviati sul pianeta dei sofisticati e letali robottini circolari detti "droni" che perlustrano il territorio per contrastare il nemico, rappresentato da mostriciattoli detti Scavs, a cui interessano parimenti le residue fonti di energia terrestre. I droni vigilano sull'operato di enormi turbine che ricavano dall'acqua marina l'energia necessaria da trasportare su Titano, e una squadra di operai specializzati sparsi su astronavi appostate sui cieli terrestri vigilano ed intervengono efficientemente per riparare eventuali guasti. Quando ormai il reperimento delle risorse è ormai agli sgoccioli e sul pianeta resta solo piu' una coppia di tecnici, Jack Harper e la moglie Victoria, la caduta sul pianeta di un'astronave misteriosa con una donna che dice di conoscere Jack, crea turbamenti nel già pensieroso protagonista, che accusa in verità già da tempo ricorrenti flash-back/incubi sempre più insistenti e tormentanti sulla sua (probabile) vita precedente: ricordi che dovrebbero invece essergli stati cancellati e nei quali spesso si trova davanti una bella donna dalle sembianze simili a quelle della bella donna che gli e' appena caduta dal cielo.
Fin qui tutto bene, soprattutto grazie ad una ambientazione apocalittica che ricorda certe produzioni ambiziose pur artigianali ma di fatto ancor oggi efficacissime datate anni '70, magari con Charlton Heston protagonista (mi vengono in mente "1975: Occhi bianchi sul pianeta terra" o lo stesso "Pianeta delle scimmie" e vari seguiti, con riferimento in particolare a certi eloquenti scorci apocalittici di resti di civiltà annegate nella distruzione).
Purtroppo troppo presto tutte quelle interessanti premesse naufragano, almeno in parte, vuoi nella rappresentazione dell'ambiente familiare in astronave, che sembra una villa high-tech da ricchi (altro che operai!!!) con piscina sospesa sui cieli al tramonto per consentire ai due coniugi di fare "all'amore in sul calar del sole", dopo che lui le ha portato un bel mazzolin di fiori e lei ingrata lo ha gettato nel vuoto per non beccarsi qualche virus (mica scema la ragazza!)...situazioni molto risibili in verità, (anche quando la mogliettina saluta via video la caposquadra (Melissa Leo) con il solito "un altro giorno in paradiso"...verrebbe da sparare una raffica a chi pronuncia la frase e a chi se ne compiace...); anche se, bisogna ammetterlo, risulta piuttosto appagante per l'occhi dei maschietti qualche concessione a una timida nudità esibita sul fisico prorompente di una Andrea Riseborough sempre più lanciata e con un corpo sinuoso da modella che si trova a condividere un viso da quadro antico, quasi paesano nella sua amabile semplicità, il tutto in un mix davvero insolito ed interessante. Per non parlare, continuando con le insopportabili stupidaggini, dell'amarcord "tomcruisiano" più becero quando l'eroe riparatore di sofisticati elettrodomestici da sfruttamento energetico si emoziona giungendo in mezzo a quel che resta di uno stadio da football americano. E poi tutto il resto a peggiorare la situazione, con una trama che diventa sempre più farraginosa ed assurda anche per un film di fantascienza, con i soliti umani ribelli insopportabili (già mal tollerati recentemente nell'ancor più deludente The Host, e qui con un Morgan Freeman ormai identico a mille altre volte, che barba insomma!!!!), la bella moglie dei bei tempi (Olga Kurylenko un po' sottotono), un sentimentalismo sovra-dosato senza ritegno che distrugge tutte le belle premesse e pure un lavoro di direzione e regia di un certo valore.
Forse la trama si accoppiava meglio con una produzione dal budget e dalle ambizioni inferiori; forse una star difficile da governare come Tom Cruise ha bisogno di un regista più esperto e di polso che lo guidi in binari più rigidi senza permettergli certi sentimentalismi o americanate che ormai speravamo lo avessero abbandonato per sempre e che invece qui vediamo riaffiorare in modo preoccupante. Insomma tanto chiasso per poco, o troppo poco.
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