Regia di Dean Wright vedi scheda film
Messico, 1926. Il presidente Plutarco Elías Calles prende misure estreme per limitare le ingerenze della chiesa cattolica nel governo del paese, rendendo proibite le messe e dando il via a una cruenta persecuzione anti-religiosa. La resistenza dei fedeli si organizza nel movimento dei Cristeros, protagonisti di una guerra sanguinosa e raramente ricordata, in cui il totale dei caduti su entrambi i fronti raggiunge le 90 mila unità. Il generale Enrique Gorostieta Velarde, veterano della rivoluzione e fieramente ateo, è coinvolto al fianco dei Cristeros per amore della moglie e della giusta causa: la battaglia feroce e la fine tragica di un soldatino di Cristo, un ragazzino torturato e giustiziato per il suo credo, faranno posto nel suo cuore per la fede.
Parzialmente finanziato dall’organizzazione cattolica dei Cavalieri di Colombo, il film di Dean Wright (già collaboratore di James Cameron e Peter Jackson, qui alla sua opera prima) è un affresco storico dalla produzione sfarzosa: cast di lusso (c’è anche un cameo di Peter O’Toole in tonaca, in una delle sue ultime apparizioni), fotografia patinata, colonna sonora di voci bianche e grande dispiego di ralenti al servizio di una retorica debordante. La visione manichea di un capitolo di storia poco frequentato trasforma i personaggi in figurine di un’epica di stampo televisivo, e la totale adesione alla causa dei Cristeros si traduce, anche, in un tripudio di momenti gore che ricordano con un brivido il fervore della Passione secondo Mel Gibson.
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