Regia di Dean Wright vedi scheda film
Messico 1926. Il presidente Calles impone una serie di norme anticlericali al fine di rafforzare il potere dello stato. I sacredoti stranieri vengono espulsi e l'abito talare è consentito soltanto durante le cerimonie religiose. Il Messico è un paese profondamente cattolico, si sviluppano manifestazioni di protesta coordinate da un direttivo, una lega volta a contrastare le leggi imposte da Calles.
I contrasti si inaspriscono e ben presto sfociano nella violenza. Una nuova guerra civile insanguinerà il Messico fino all'armistizio del '29 ma il governo non manterrà le promesse e i cattolici verranno perseguitati anche dopo il cessate il fuoco.
Cristiada narra, per sommi capi, le vicende di quel triennio. Ha il merito di raccontare una vicenda poco reclamizzata, in cui Stati Uniti e Chiesa Cattolica non ne escono affatto bene e gli insorti non sono esenti da macchie.
Storicamente il film è abbastanza attendibile, con poche licenze.
Nonostante ciò, è un film di superficie. Non c'è profondità. I personaggi sono alquanto schematici e soprattutto non c'è coinvolgimento. Non si respira il dramma di un popolo privato di una libertà, non si indaga sui sentimenti che muovono gli individui, sui dubbi che potrebbero attanagliarli. Da una parte e da quell'altra.
In definitiva, un film che non lascerà traccia, ed è un peccato perché avrebbe potuto essere profonda.
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