Regia di Jonathan Glazer vedi scheda film
Allegoria metafisica vagamente estetizzante del processo di individuazione junghiano. Intelligente e ben girato, ma probabilmente sopravvalutato. Voto 7.
Il film può essere interpretato come il procedere dell'individuazione Junghiana.
Una specie di alieno attraversa le varie fasi "umane" del dolore, e del restringimento delle sue potenzialità:
-inizio vita biologica, lallazione, linguaggio, vestizione
-attività predatoria istintuale, mancanza di caratteristiche umane
-nutrimento/apprendimento tramite meccanismi non umani di giovani maschi
-totale mancanza di compassione
-prima crepa, la ferita della rosa
-seconda ferita, inciampa e cade
-incontro con l'uomo diverso, con l'imperfezione
-rispecchiamento (fase lacaniana dello specchio ?), inizio dell'autocoscienza
-liberazione dell'uomo, passaggio dall'istinto al desiderio -da qui in poi, solo tre parole
-il motociclista che veglia su di lei deve cominciare a proteggerla, cancellando tracce
-sente freddo e paura, scena nelle rovine
-scopre la differenza sessuale
-scopre la sessualità come incontro
-si perde nei boschi, fase esistenziale
-ultimo passo, incontro con l'alterità per definizione: il nemico, la violenza, il (pre)potere
-termine dell'individuazione/umanizzazione, non ha più bisogno delle fattezze umane
-morte, fine del ciclo (l'umanizzazione la distrugge).
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