Regia di Jonathan Glazer vedi scheda film
Un film Morale. Un film d'amore.
“Se tralasciamo il contenuto, alcuni dei più spettacolari esempi di arte cinematografica si trovano nei migliori spot pubblicitari televisivi.”
Stanley Kubrick – Rolling Stone – 27 Agosto 1987
O nei videoclip (luogo in cui il contenuto, a volte, si può pure permettere di non essere tralasciato).
InTo My Arms (Jaws).
• Post Tenebras Lux (Not Dark Yet), ovvero : ridare i nomi alle cose.
La pupilla, come una Camera Oscura, uno specchio di tenebra informe, (ap)prende sostanza (semantica) : il segno, la voce. Rinasce oltre la porta delle stelle, il tunnel spaziale, il buco di tarlo cosmico nella guida galattica per conquistadores.
Lo scopo, il fine, l'ob(b)iettivo, l'oggetto analitico. La meta, la finalità, la mira, la funzione scopica.
L'Occhio nel Cielo. Esplora, converge, approda, osserva. Nessuna intercessione.
Oida : guardo, vedo, sento, ascolto, percepisco, dunque so : nulla di più sbagliato, niente di tutto ciò.
La voce compita : vocali e consonanti, sillabe e suoni gutturali, versi e fonemi.
Poi : parole [ tradotte, re-interpretate, (re)inventate, (re)imparate ] : prima le più importanti, necessarie, indispensabili : “sentire-percepire-provare”, “campo (controcampo)”, “film(are)”, poi quelle più specifiche, regolatrici e funzionali : filtro pieno, lamina-pelle ripiegata, fallire, ragazze, puledri, cascata-pozza-conchiglia-cellula, conoscere… E ancora : film(are)...
Parole pronunciate (capite, comprese) per / come fosse la prima volta. Ascoltarsi definirle.
Bestialità, Disumanizzazione, Indifferenza, Incomprensione. Apprendimento, Educazione, Compassione. Dubbio, Identificazione, Scoperta. Seduzione, Erezione, Rivelazione. Evoluzione, Umanizzazione.
Prey... Pity... Poet...
• “Why Here?” - “Because it's… It's NowHere.”
Gli alieni giungono sulla Terra – terzo da Sol – sotto forma d'Informazione.
E d'Informazione si pascono avidamente nutrendosene, all'inizio della loro rigenerazione, come fosse - qual è - pappa reale: così come una indistinta larva di futura ape operaia diventa regina, loro diventano (imparano a comportarsi come) esseri umani (almeno in superficie, ...a pelle).
- Cosa sono? […].
- Si chiamano pecore […].
- Come fai a saperlo?
Isserley pensò velocemente a una risposta.
- Si chiamano così tra di loro, - disse.
- Parli la loro lingua? - sgranò gli occhi al passaggio delle creature trotterellanti.
- Non proprio, - disse. - Solo qualche parola.
[…] - Avete provato a utilizzare la loro carne? - chiese Amlis.
Isserley fu sbalordita. - Dici sul serio?
- Cosa ne so io di quello che fate?
Isserley sbatté nervosamente le palpebre, cercando qualcosa da dire. Come ha anche solo potuto pensare una cosa del genere? Era la crudeltà che accomunava padre e figlio?
- Loro sono...sono a quattro zampe, Amlis, non vedi? Hanno la pelliccia, la coda, i tratti del volto non tanto diversi dai nostri…
Nel suo personale safari, la leonessa -- un tocco di trucco manipolante a ridisegnare i lineamenti della gazzella appena scuoiata di abiti ed epidermide, percolante petrolio di pozza primordiale-interstellare a guisa d'eyeliner, rossetto di pesante rubino-scarlatto cazzuolato sulle labbra come esca, e vaporosa, spettinata e posticcia parrucca di umida permanente
-[ che forse nasconde la lampo cerniera zip, l'asola e il bottone, l'imbastitura bio-cucita che tiene insieme la pelle, la criniera e la maschera, la quale rimane pseudo-senziente e semi-cosciente e continua a reagire agli stimoli e a simulare simbioticamente e mimeticamente la preda ch'ella stessa fu anche dopo essere stata disindossata; e prede che, per quel che le concerne, ci mettono del loro per esser tali, per (cercare di) finirle in bocca, sconsideratamente ed ipnoticamente comandate dal cazzo dritto attraverso il desiderio pescato dal profondo del nero pozzo abissale degli occhi di Lei/Her, pur rimanendo dotate, di norma, e alla bisogna, di fauci e zanne, di unghie e artigli, di forza muscolare e ferina ferocia ]-
a fare pendant col giubbotto di pelliccia (finta) che indossa -- si occupa del procacciare il cibo per la piccola comunità-avamposto, è sempre pronta alla caccia, è il suo lavoro, la sua vita: immettendosi sulle arterie principali e secondarie della rete stradale perlustra il territorio d'intorno, allestisce trappole, adesca prede meritevoli d'esser tali trofei da macello più che da parete, le seduce ed attira con la supremazia del corpo e dello sguardo : la promessa del corpo e una piccola ''magia'' nello sguardo. Si muove nella collinare savana umida e piovosa delle alte terre scozzesi, tra la costa e l'entroterra del paese, in cerca dei suoi abitanti stanziali (cittadini, cacciatori, bracconieri ) e migratori (turisti, viaggiatori).
I leoni, ingobbiti dalla gretta e zarra aerodinamicità, escono alla bisogna, facendo paura e spavento per la maestosa fluidità animal-robotica dell'incedere e l'armonicità dei gesti violenti, e ripuliscono le scene dei delitti.
• Noi Siamo Cibo (Umano, Troppo Umano) Affamato (Make Room! Make Room! / Delicatessen).
“Isserley sapeva quello che Amliss doveva provare in quel momento: qui c'era una vegetazione che non aveva bisogno di crescere in una vasca o di venire raschiata da un terreno viscido e gessoso, ma si alzava nell'aria come un getto gioioso. C'erano ettari ed ettari di tranquilla fecondità, che si prendeva cura di se stessa apparentemente senza alcun aiuto da parte degli esseri umani. E questi erano i campi di Ablach d'inverno: se soltanto avesse potuto vedere cosa succedeva in primavera!”
Un pianeta morente, una nuova casa da cercare (xeno-terraformare, pascolare, allevare, selezionare, sfruttare, depredare), magari dotata di trilioni e trilioni di alberi che sintetizzano l'ossigeno necessario a carburare la vita a base di carbonio e acqua senz'alcun bisogno di “FearSome Engine” sotterranee che lo fabbrichino per sopperire alla sua mancanza sulla superficie del pianeta natale.
Il nero-trasparente liquido amniotico-gastrico implode e discioglie i corpi, ché sotto la pelle siamo tutti cibo (pelle compresa).
Hieronymus Bosch, Caspar David Friedrich (il finale con 'Lui', di sentinella, in osservazione dell'orizzonte...
[ A Sx: UtS; a Dx: C. D. Friedrich - ''il Viandante sul Mare di Nebbia" (der Wanderer über dem NebelMeer) - 1818 (part.) ]
...dalla sommità del colle innevato, a cercar tracce di 'Lei', contemplativo/assorto e/o preoccupato), Egon Schiele, Francis Bacon, Lucian Freud...
[ A Sx e al centro: Egon Schiele - Autoritratti (matita, tempera/guazzo e acquerello su carta), 1910; Rembrandt Harmenszoon van Rijn - “Bue Squartato/Macellato” (olio su tavola) - 1655 ]
[ A Sx: hilippe Grandieux - “White Epilepsy” - 2012; al Centro e a Dx: Francis Bacon - Ritratto, e ''Studio di Testa Umana'' (1953) ]
E i vari ''Plastinati con Cute" di Gunther von Hagens.
Figure torte, ritorte, contorte, sfumate e avvitate su sé stesse. Corpi solitari, lividi, tumefatti, disarticolati...
Il nastro trasportatore trasporta succosa carne trita frollata dalla zona del macello a quella della lavorazione finale : il carnaio scorre caldo e pulsante verso una fornace di fameliche fauci spalancate ad accogliere tutto questo ben di dio.
«Per via della sensibilità di cui sono dotati, è da ritenere che anche gli animali debbano partecipare del diritto naturale e che l'uomo sia tenuto nei loro riguardi a taluni doveri.»
Jean-Jacques Rousseau, “Discorso sull'Origine e i Fondamenti della Disuguaglianza”, 1755
“Con i vodsel il guaio era che la gente che non li conosceva poteva equivocare i loro gesti. La tendenza era quella di antropomorfizzarli. Un vodsel poteva compiere qualcosa di simile ad un'azione umana; emettere gemiti di sofferenza, o supplicare, e questo portava l'osservatore ignorante a trarre conclusioni affrettate.
Alla fine però i vodsel non sapevano fare nessuna delle cose proprie degli umani. Non potevano siuwil né mesnishtil, non avevano il concetto di slan. Nella loro brutalità, non si erano mai evoluti abbastanza da usare l'hunshur; le loro comunità erano così rudimentali che l'hississins non esisteva ancora; né queste creature sembravano manifestare il bisogno di un chail e neppure del chailsinn.”
La coppia che annega in sequenza (lei vuole salvare il cane, lui vuole salvare lei), il loro figlioletto neonato lasciato a morire di freddo (non-visione contrapposta alla successiva osservazione di un altro esemplare infante della specie: dall'indifferenza all'empatia) e stenti, e il buon samaritano catturato e ucciso.
È lampante che la scintilla di ''compassione'' scatta nella protagonista quando - più che considerare le malformazioni causate dalla neurofibromatosi che affliggono la sua ultima preda già in salamoia - osserva sé stessa in un residuale piccolo specchio ovale posto s'un pianerottolo delle scale tra il pianterreno e il primo piano facente parte del vecchio arredamento dell'appartamento (dis)ammobiliato conformato a tana.
“Ovviamente sapeva bene che queste creature in sostanza erano esattamente identiche. Qualche settimana di lavoro agricolo intenso e pasti standardizzati bastavano per capirlo. Ma quando erano vestiti […] riuscivano ad apparire piuttosto distinti - al punto che a volte, come con gli esseri umani, avevi la sensazione di averne già visto uno.”
Lei che vuole salvare un diverso tra gli uguali, il suo fallimento e la sua fuga/diserzione in cerca di qualcos'altro da sé, il bestiale cattivo samaritano che, inconsapevole, le restituisce violenza. E chi la ama, rimasto a cercarla.
Sazia, si guarda in faccia, che non è la sua, e riconosce la propria mostruosità. Ora ch'è stata infettata dalla compassione nessuno potrà più proteggerla.
• Informazione (Libro, Libero, Librarsi. Glazer, Faber).
Ne ho visti di ottimi film tratti da eccellenti libri (le novellizzazioni il più delle volte le diamo al gatto). Alcuni ne rispettano alla perfezione l'impiantito, altri lo tradiscono sconvolgendone la morale, il senso, il principio, il percorso e la destinazione. Né l'una né l'altra cosa in partenza sono qualità o solo negative o solo positive. Vi sono pessimi film rispettosi in superficie ma al fondo nulli artisticamente così come vi sono film eccezionali che fanno del tradimento un'arte.
Glazer rispetta alla perfezione il senso e la morale del romanzo di Faber e riesce a creare un'opera autonoma dal punto di vista stilistico. Il regista-sceneggiatore tradisce la trama del romanziere reinventandola, ma solo negli aspetti pratici atti a portare a termine una produzione e a mettere in scena la morale e il senso della storia: percorre una valle diversa delle HighLand scozzesi, ma alla fine il Mare cui giunge è lo stesso, il panorama che si vede dalle brulle colline il medesimo.
Questi cambiamenti, apportati durante la fase di reinterpretante/traducente trasmigrazione dalla pagina di cellulosa alla pellicola di celluloide (attraverso il digitale 2K) in 35mm e formato 1.85:1, avvengono per varie ragioni : di sintassi e di grammatica filmica (e chi dice che il cinema è l'arte suprema perché con un'ellissi può raccontare ciò che a un romanzo servirebbero centinaia di parole per narrare ha capito niente di nulla d'entrambe le arti), di puro e semplice compromesso (una parola totalmente gratuita in un romanzo può costare milioni di $/€ se traslata sullo schermo, e a questo punto si può ricorrere ad una modifica o...ad un fuori campo...), ma, nel caso specifico, entrambe le opere – sia autonome che intercalate ed interdipendenti l'una dall'altra, ché per lo meno dal pdv di chi le ha vissute entrambe risultano inestricabili – sono piccoli capolavori nei loro campi e nel loro genere, travalicando entrambi l'horror sia dal pdv psico-sociologico [il romanzo d'esordio, per Faber : la prova può dirsi ancora un minimo acerba, proprio perché tutti i nodi tornano al pettine: ad esempio le modifiche all'auto (pistole non ancora fumanti), la cui natura è suggerita, che alla fine gettano la maschera, trovano un nome e detonano] sia da quello fantascientifico (il film della maturità sancita e confermata, per Glazer).
L'opera di ''semplificazione'' ( la decrittazione è compito dello spettatore, il quale deve mettere in campo – in uso – la sua chiave d'interpretazione, il grimaldello composto dal know-how preesistente nella sua cultura personale ) del Cinema (a scapito di un testo preesistente o di un'idea-soggetto originale) che ripara a quest'atto barbarico (dettato dalla sua morfologia: all'incrica più o meno 24 frame per secondo contro caratteri a stampa inchostrati quasi sempre nero su bianco) con le (quasi) infinite possibilità del non detto, dell'ellissi, del suggerito, del fuoricampo.
Del manifesto.
• Informazione (Zona Esperienziale : Chris Cunningham, Douglas Trumbull, Stanley Kubrick, Andrej Tarkovskij).
Scritto da Jonathan Glazer e Walter Campbell [ Mad Men della TBWA WorldWide (OmniCom Group Inc.) ] con la collaborazione non accreditata di Milo Addica ( che scrisse “Birth” in collaborazione col regista e Jean-Claude Carrière ), fotografato con parsimoniosa autenticità da Daniel Landin [ che non ha, mai, lavorato con Glazer nell'industria del videoclip (in compenso ha collaborato con Anton Corbijn, Sophie Muller, Grant Gee, Stéphane Sednaoui, Dom and Nic...), ma fu addetto all'additional photography sul set di “Sexy Beast” ], montato con attenta precisione dal giovane Paul Watts della LuxArtists [ suo l'editing dello spot Jaguar di Tom Hooper con Ben Kingsley, Tom Hiddleston e Mark Strong, e degli ultimi due videoclip diretti da Glazer dopo “Birth”, e in assoluto: “Live With Me” dei Massive Attack nel 2006 (grandioso cortometraggio che ha più di un punto in comune con “Under the Skin”, così come il già citato lavoro di Glazer con Nick Cave per “InTo My Arms” ) e “Treat Me Like Your Mother” di the Dead Weather nel 2009 (idem in parte, anche s'è un lavoro che rientra più nei ranghi del mainstream) ], musicato con cullanti/disturbanti objet trouvé pescati dal magazzino sonoro di György Ligeti da Mica Levi (Micachu), scenografato da Chris Oddy, effettospecializzato meravigliosamente dalla Asylum Model & Effects, sonorizzato magnificamente da Nigel Albermaniche e Steve Browell, e castinghizzato con intelligenza da Kahleen Crawford [che non è la grandiosa Avy Kaufman (per citare solo una fra le ultime produzioni delle centinaia cui ha partecipato: “the Night Of”), ma è del posto : Ken Loach, Andrea Arnold, etc…].
Interpretato in sottrazione mimetica da una Scarlett Johansson sempre in scena, dall'inizio alla fine : l'asimmetrico viso da dea finnico-greca, la suadente voce roca e le cosce portatrici sane di santa e meravigliosa cellulite.
Non riesco a dargli un nove pieno, un ottimo tondo, per via di alcune incongruenze-ingenuità che dall'Hard SF (l'appartenenza di UtS a questa categoria è causata dal comparto tecno-visuale atto a rappresentare la dislocazione/rinascita degli alieni sulla superficie terrestre dalle profondità cosmiche e la bio-chimica lavorazione dei corpi casalingo-industriale) pretendo siano affrontate e risolte, se direttamente presentate [ad esempio l'esagerato antropomorfismo alieno (da notarsi le quattro articolazioni alle braccia...), che potrebbe far pensare - se di autentica HardSF a questo punto si trattasse - ad altra origine rispetto agli ''extra''-terrestri...].
Estratta e recuperata la carne, la nuova pelle (mummificata, ingegnerizzata e viva) è pronta per essere indossata : dell'essere umano (così come del maiale, del bisonte, del capodoglio) non si butta via alcunché, si utilizza tutto.
Il romanzo - a cui consegno lo stesso giudizio grafoalfanumerico - invece le affronta e le risolve (le questioni che presenta) senza incongruenze ma con qualche ingenuità.
Per un più ampio confronto diretto tra romanzo (tutti i virgolettati in corsivo - ove non altrimenti segnalato - sono tratti dall'edizione Einaudi nella traduzione di L.Lamberti) e film : Libri A(ni)mati : "Under the Skin" di Michel Faber, in cui emergono più evidenti gli argomenti fondamentali caratterizzanti l'umanità (l'essere umani), ovvero : gli olocausti, siano essi declinati tra conspecifici (shoah, soluzioni finali, schiavismo, colonialismo) o fra eterodominii-regni-phylum-classi-ordini-famiglie-generi (vegetarianesimo, animalismo).
"Under the Skin" altro non è che una grande caratterizzazione di un personaggio (maschera femminile, sotto la pelle agamico), di una Persona (maschera da Essere Umano, sotto la pelle Aliena), di un Paesaggio (horror vacui) Umano (horror pleni).
Un film Morale. Un film d'amore [che (lei) lo (si) voglia o no].
Non si finisce, mai, d'imparare. Persino morendo (il carnefice).
Film(are)... A che serve? A [(non) soprav]vivere.
* * * * ¼ - 8 ½ (¾)
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