Regia di Jonathan Glazer vedi scheda film
Rapito dalla bravura con cui l’ho vista affrontare il ruolo di protagonista nel recente “Lucy” di Besson e niente affatto insensibile al fascino dei suoi lineamenti e della sua caldissima voce “blues” (maldestramente sfruttati sotto forma di “bambolina sexy” anche fuori dal contesto cinematografico), sono andato a recuperarmi la splendida Scarlett Johansson in questo “Under The Skin” che, a causa probabilmente della sua riduttiva etichettatura che lo indicava di genere “horror/sci-fi” (non esattamente il mio preferito), mi ero a suo tempo perduto.
E’ stata una piacevolissima sorpresa (esclusa la frivola delusione di vederla coi capelli neri anziché della consueta luce oro): l’atmosfera irreale e sospesa che si respira per tutto il tempo ha un che di mistico, di allucinogeno, di altamente conturbante. Le riprese in slow-mo, gli accattivanti, intelligenti e niente affatto spettacolari effetti speciali, la musica (se di musica si può parlare) stridente e metallica come nelle migliori scene di Hitchcock, e soprattutto l’enigmaticità (mai spiegata) che sa rendere Johansson con i suoi lunghi sguardi silenziosi, fanno di questo film un’opera riuscitissima e di primo piano nel suo genere. Ammesso che si possa stabilire a quale genere appartenga. Molto bello.
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