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Under the Skin

Regia di Jonathan Glazer vedi scheda film

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La recensione su Under the Skin

di Kurtisonic
7 stelle

Scarlett Johansson

Under the Skin (2013): Scarlett Johansson

Una creatura aliena assume sembianze umane femminili e vaga in terra scozzese adescando uomini. Il suo intento non è chiaro anche se i malcapitati sono destinati ad una brutta fine, ma l'aliena percepisce qualcosa di ciò che regola le relazioni umane anche se non è stata programmata in merito. J.Glazer figura piuttosto atipica per essere considerato un cineasta puro, fa della contaminazione e della derivazione da altri linguaggi visivi prima di tutti il videoclip, il suo modo di operare e perlomeno se non ottiene risultati apprezzabili che ne certifichino l'originalità, almeno persegue  caparbiamente la strada impervia che lo differenzia da un cinema troppo convenzionale di cui però sa sfruttare i mezzi di supporto. Under the skin è un prodotto dalla forma incompleta, c'è chi ha scomodato riferimenti a Roeg o addirittura vane citazioni di Kubrick,  non riuscendo a definire un personaggio ovviamente indecifrabile che non si avvicina nè all'extraterrestre spielberghiano nè all'estetica dei mutanti di District 9 con conseguente negazione del rispetto che invece merita.  Intanto già dall'inizio folgorante impattiamo con il punto cruciale dell'intera struttura, cioè la produzione di significati attraverso le sole immagini, con dialoghi minimali e ridotti all'osso per tutto il film che non possono che indurre verso la fascinazione visiva o al contrario a detestarne una vuota pretestuosità. Il punto di osservazione è quello dell'aliena (incarnata ed è proprio il caso di dirlo, da Scarlett Johansson), l'imperfezione della realtà è insita nella natura umana e mette alla prova il tentato contatto con il mondo, il gioco di Glazer sta proprio nell'avvicinare la percezione aliena verso quella umana e non l'inverso. Uniti da uno sguardo sempre plumbeo gli scenari urbani e oltre, trasmettono un senso di vuoto, di smarrimento, di opprimente dovere esistenziale. Dunque Under the skin è anche un modo per farci soffermare su ciò che ci circonda per vederlo con la totale assenza di giudizio, con neutralità e attenzione. L'assenza di una vera e propria narrazione crea un susseguirsi di situazioni, anche ripetute che forse caricano un pò il lato più statico del film, mentre le sovrapposizioni visive non fanno altro che smascherare l'alienazione di comportamento e di pensiero del quotidiano. Il rapporto alieno-essere umano ripercorre quello della legge della natura dove l'elemento stabilizzatore fra preda e predatore non può che essere la morte, senza possibilità alcuna di mediazioni istintive. La parte più discutibile è senz'altro rappresentata dall'erosione e dalla mutazione dei comportamenti dell'aliena, in cui sembra essa stessa restare contagiata dalla natura delle pulsioni umane, come se per giungere alla morte occorresse vivere fino in fondo ogni esperienza.  In un surplus di significati sempre deprivato dall'emozione si mostra alla creatura  che il corpo una volta consumato è destinato ad estinguersi   e con esso il mistero che accompagna l'esistenza di ogni essere (magari anche alieno) restando tuttavia su di un piano lontano da ogni trascendenza spirituale o filosofica della quale il film difficilmente comprimibile in un genere non ha neanche bisogno.

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