Regia di Jonathan Glazer vedi scheda film
FESTIVAL DI VENEZIA 2013 - VENEZIA 70
Gli alieni invadono la Terra. O meglio di alieno ne arriva uno solo (forse in attesa di rinforzi, che ne so io?....) e prende le fattezze burrose e seducenti di Scarlett Johansson. Dopo attimi di torpore da ambientamento, "la cosa" si accinge piano piano ad annientare la razza umana. Anziché sparare con armi micidiali degne di Goldrake, la creatura realizza di non poter fare altro che attrarre e sedurre le sue vittime. per poi indurle in una trappola senza scampo: avvolgerle in una rivoltante sostanza gelatinosa trasparente che le paralizza fino alla morte, nude ed eccitate, in fondo quasi contente (a pensarci bene è la morte migliore!!): ecco la prima scena da antologia. Certamente la sto buttando giù un po' grossolanamente, ma è proprio vero che il film di Glazer, distintosi al suo esordio con l'interessante Sexy Beast, a cui è seguito il molto meno convincente, ma certo ambizioso Birth - Io sono Sean, è senza dubbio il film "scult" della Mostra, con scene "weird" che passeranno alla storia, come la Johansson che ad un certo punto, resasi conto che gli uomini impazziscono per quel piccolo particolare che si trova in mezzo alle cosce, si arma di una pila e si prodiga in una controllatina minuziosa. Una scena davvero indimenticabile che genera un'ovazione da stadio in sala e che mi piacerebbe venisse visionata dal nostro collega, l'irresistibile Lampur, per poter beneficiare di un suo sagace quanto argutissimo e competente commento.
Verso la fine poi, quando la protagonista vaga nella splendida foresta cupa e ostile sfaldandosi in lembi di pelle che scendono giù come carta da parati male incollata, la vera natura aliena si mostra finalmente al pubblico e ne emerge una creatura nera e bituminosa che pare un prototipo della Michelin.
Peccato quindi che il disastro sia inevitabile, perché qualche minuto coinvolgente ed enigmatico lo abbiamo pur vissuto in fase iniziale. Ma si tratta purtroppo solo di attimi e di sensazioni non certo durevoli che appaiono coerenti a rendere una certa freddezza glaciale del racconto, che procede saggiamente e cautamente senza troppi inutili strilli. Elementi tutti che potevano rappresentare lo stile più consono ad approcciare una vicenda oscura e misteriosa tratta da un romanzo anche piuttosto noto di Michael Faber, ma che finiscono presto sprecati forse a causa di troppa incontrollata ambizione..
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