Regia di Andrew Niccol vedi scheda film
Un costruttore di realtà alternartive. Da "Gattaca"(1997) ad "In Time", passando per "The Truman Show" (1998) di cui fu artefice in veste di sceneggiatore, Andrew Niccol ha sempre utilizzato il cinema per rappresentare nuovi mondi. Simili nella forma al modello originale i suoi scenari se ne sono distaccati nell'essenza, conformandosi ogni volta ad un proprio codice genetico. Il DNA manipolato, l'attrice virtuale, un reality televisivo, il tempo acquistabile e monetizzabile e persino il traffico d'armi, diventano il motivo di una diaspora che rimodella l'esistenza lasciando intatto solo il guscio. Non sfugge alla regola "The Host" quando Melanie, miracolosamente sopravvissuta alla colonizzazione aliena viene catturata ed incrociata con l'anima extraterrestre che diventa da quel momento il vero padrone del suo corpo. Da quel momento continueremo a vedere la stessa ragazza ma i pensieri e le azioni apparterranno a Wanda,viaggiatrice intergalattica dalle emozioni talmente umane da rinunciare alla supremazia della razza nel tentativo di restituire Melanie, o quello che ne resta, al fratellino ed all'innamoratissimo Jared. E' così anche per l'insediamento umano costruito all'interno della roccia sotto il quale i ribelli coltivano estensioni infinite di campi di grano, tesoro sommerso che si oppone per le sue caratteristiche alimentari alla natura esterna, arida e disabitata. Un dualismo che si riversa nei dialoghi tra Wanda ed il suo alterego, e poi nella difficile coabitazione dei corpi da parte degli ospiti - di Wanda ma anche di chi la perseguita- fiaccati dalla resistenza dell'umanità ancora presente nell'organismo occupato.
Una poetica che Niccol applica su una base ibrida che mette insieme teen movie, science fiction e spiritualità new age, con Avatar, vite precedenti e panteismo a delineare l'ennesima cosmogonia. Il materiale lo fornisce Stephanie Meyer già autrice di "Twilight", e qui impegnata a replicarese stessa attraverso un romanzo incentrato ancora una volta su un triangolo amoroso - Melanie ama Jared ma la sua ospite è innamorata di un altro ragazzo - ed con un conflitto che ripropone nel confronto tra umani ed alieni lo scontro di civiltà in via d'estinzione. Niccol si mantiene sul filo del rasoio con immagini sublimi (le architetture metropolitane di metafisica geometria opposte agli spazi infiniti dello spazio naturale) e soluzioni che viaggiano sul crinale che divide la meraviglia dalla banalità: è il caso per esempio della rivelazione del segreto rivelato sa Wanda a proposito dell'estrazione dei "parassiti", oppure nella schizofrenia di Wanda/Melanie, resa con uno stupore cosi puro da rasentare l'elementarità. Ed è proprio da questo perfetto equilibrio tra meravaglia ed indifferenza, che nasce il fascino ed in fondo l'originalità di un film come "The Host", che si permette persino di escludere gli stilemi di genere, riuscendo a fare a meno dell'azione, e pure impappinandosi nelle poche sequenze dove questa è prevista. Nella sua discontinuità Niccol con il suo film ci regala la speranza, con un ritorno alle origini che si tinge di romanticismo e spirito ecumenico, ipotizzando nuove forme di convivenza da realizzare al più presto, pena la scomparsa di tutto ciò che conosciamo.
(icinemaniaci.blogspot.com)
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