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Memoria delle mie puttane tristi

Regia di Henning Carlsen vedi scheda film

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La recensione su Memoria delle mie puttane tristi

di OGM
8 stelle

L’amore come idea. Fortissima, intensa, prepotente, condensata dalla pressione del lungo tempo che è passato. Un famoso giornalista, noto con lo pseudonimo di El Sabio, sta per compiere novant’anni. Alla vigilia del grande giorno si rivolge alla sua amica Rosa Cabarcas, tenutaria di una casa d’appuntamenti, perché le procuri, per la notte successiva, un’adolescente vergine. Non è solo un modo per festeggiare il compleanno. È una prova, una sfida con se stesso, per verificare cosa può ancora e cosa non può più fare. Con quella giovane innominata, che l’uomo battezzerà Delgadina, il sogno non si esaurirà in quell’incontro mercenario, che, tra l’altro, avrà uno sviluppo ben diverso dal previsto. Quella ragazza, che doveva riaprire, per lui, la strada del sesso, gli farà, passo dopo passo, scoprire l’amore al quale si è sempre testardamente negato. Un sentimento muto, tra estranei, che si sfiorano e in tal modo imparano a conoscersi, a desiderarsi, a condividere le stesse emozioni. Quei due esseri, così opposti, diventano, l’uno per l’altra, l’incarnazione di una chimera, che passa in un attimo in punta di piedi, senza proferir parola, per regalare una fugace parentesi di grande felicità. L’illusione è, ad ogni età, una malattia estremamente contagiosa, da cui si può facilmente guarire fintanto che ci si può distrarre con le preoccupazioni per il futuro. Ma quando si è ormai giuntinell’ultimo tratto della vita, con l’animo debilitato da rimpianti irreparabili, il morbo diventa incurabile, trasformandosi in una follia assoluta, un’ossessione monomaniacale che nasce dall’attaccamento a quella che si vede come l’unica ancora di salvezza, prima dell’avvento del nulla. Il vecchio scrive lettere d’amore, e le pubblica sulla prima pagina del giornale, nella rubrica  che cura da tanti anni. Insiste perché vengano stampate senza prima batterle a macchina, per rispettare l’autenticità dei segni tracciati a mano, vergati seguendo i palpiti del cuore. E, forse, anche per far risplendere la loro anima antica, refrattaria alle meccaniche innovazioni che appiattiscono l’individualità nell’assurda pretesa di renderla accessibile alla massa, e magari sostituibile a piacere. El Sabio non si esprime più come un filosofo, proclamando verità universali.  Adesso, quando parla, si rivolge esclusivamente a lei. In una forma tanto esplicita e sincera da far sospettare, ai lettori, che la destinataria dei suoi messaggi sia davvero una persona reale; quasi certamente una forestiera,  si dice, perché nessuno oserebbe compromettere in quel modo una donna della propria città. Quella creatura esiste, ma è invisibile; è unica, ma eternamente sfuggente, una presenza talmente priva di storia, da dover ricominciare daccapo, ad ogni sua apparizione. Ogni notte è la sua prima volta, perché è un esordio d’amore che non si consuma, per poter continuare a ripetersi, intatto, rinnovando quell’ineguagliabile trepidazione. L’inviolabile è un confine che fa paura; e, nel tormento che causa, vede fermentare la sua sacralità. Una nudità profana si tramuta allora in una porta verso l’infinito, se un miracolo la converte in un invito ad andarci piano, sorseggiando poco a poco ciò che resta da assaporare. In Memorias de mis putas tristes – tratto dall’omonimo romanzo di Gabriel García Márquez – il regista danese Henning Carlsen realizza un racconto monologico, nel quale l’interlocutore del protagonista è sempre un altrove irraggiungibile, abitato dai fantasmi, dai ricordi, dalle immagini idealizzate di un mondo che, di per sé, è tanto desolatamente volgare. La maggioranza, a cui appartiene Rosa,  pensa solo al denaro; è duro scavare, al’interno dei loro regni urlanti di istinto, una nicchia silenziosa in cui coltivare l’esitante sussurro della poesia.  La sua voce flebile è lentezza che dilata il tempo estremo, riempiendolo dell’esaltazione dell’impossibile, che, in questo caso, si identifica con la realtà, vissuta, però, con una sublime carica di appassionata saggezza.

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