Regia di Mark Neale vedi scheda film
Potenza. Su grande schermo, il MotoGp è tritolo puro e Mark Neale sa come far esplodere il suo documentario energetico, sfruttando le virtù cinematografiche dei sistemi di ripresa multipla e pigiando sull’acceleratore del ritmo, della furia, dell’emozione. Le moto di Valentino Rossi, Jorge Lorenzo e Casey Stoner si fanno macchine da presa in frenetico movimento, filmando il circuito in soggettiva (dalle ruote anteriori, da quelle posteriori) per poi essere a loro volta messe in quadro dalle riprese oggettive “istituzionali”, che svelano un impianto metafilmico nel quale l’arte digitale incontra lo sport e con esso si fonde. Neale aggiorna il percorso ad alta velocità – iniziato nel 2003 con Faster e proseguito nel 2006 con The Doctor, the Tornado and the Kentucky Kid – evitando la sterile agiografia di Valentino Rossi a beneficio di un ritratto fedele del personaggio, raccontato dalla voce esterna di Ewan McGregor (collaboratore abituale del regista) e da quella interna dei piloti. Palpitante involucro di emozioni, Fastest. Il più veloce non riesce a diventare una narrazione all’altezza dell’adrenalina di cui si nutre. Il racconto cronologico (dei Gran Premi, del Mondiale) si sfilaccia in un roboante andirivieni di sorpassi e rivalità, destinato agli esperti di MotoGp e sconsigliato ai non appassionati. Alla fine, l’immagine che resta è il volto di “Sic” Marco Simoncelli, piegato in un sorriso che non morirà mai. Pelle d’oca, semaforo verde.
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