Regia di Margarethe Von Trotta vedi scheda film
Ritratto femminile, ma non solo: un viaggio nei sensi di colpa di un popolo in uno dei suoi momenti più devastanti 7/8 RAZIONALE
La controversa Arendt è un personaggio perfetto per la Von Trotta, posta al centro dello script diventa il filtro per affrontare uno dei più grandi drammi del XX secolo: l'olocausto. Dunque da una parte il pensiero della filosofa, dall'altra la Storia, la linea guida è così tracciata, non resta che partecipare alle azioni di questo biopic concentrato. Concentrato perché alla regista non basta la ricostruzione storica, vuole consegnarci un quadro anche dei concetti, del ragionamento di Hannah Arendt, richiedendo allo spettatore la giusta sensibilità per riuscire ad agganciare le idee ma anche il modo di tracciare un identikit esistenziale della grande pensatrice tedesca. Tutto questo culmina giustamente con la 'Banalità del male' concetto assolutamente non scontato e centrale nella linea degli sciagurati eventi umani nella seconda guerra mondiale (e non solo...), capace di rischiare nel campo del 'tutti colpevoli, nessuno colpevole' arrivando invece ad una idea di responsabilità delle anime e di cosa vuol dire essere un uomo. Insomma mantenere lo spettacolo e l'impegno non è facile ma la Von Trotta, forte della capacità di gestire questi soggetti ne trae un film coinvolgente e problematico, dove lo sforzo più grande è portato a ragionare e non all'istinto anche di fronte alla malvagità più sconvolgente.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta