Regia di Pierfrancesco Diliberto vedi scheda film
Film appassionato e forte, ma anche divertente
L’argomento mafia, cinematograficamente parlando, è stato declinato in tantissimi modi e in tante salse, con risultati altalenanti. La materia purtroppo è ricca di spunti. Tuttavia questa opera prima di Pif,è fresca e sincera e riesce a trattare il tema con una geniale leggerezza, da non scambiare per superficialità,è anche capace di scherzare, ma il messaggio è serissimo. Tuttavia lo sguardo sornione e il taglio tra il documentaristico e il grottesco, sfiorando il comico, rendono il film unico e sorprendentemente efficace. Attraverso gli occhi candidi di Arturo bambino,che nutre una grande ammirazione per Andreotti, dopo averlo visto in tv al Maurizio Costanzo show,che confessava di essersi dichiarato sentimentalmente in un cimitero , assistiamo alla sanguinosa stagione di omicidi e stragi,che hanno costellato un lungo ventennio di cronaca e storia, a cavallo tra gli anni settanta e gli inizi dei novanta, che s'intrecciano alle sue vicissitudini amorose con Flora. Il regista non usa un tono didattico o didascalico, anzi ha la mano morbida e adopera un umorismo sottile, che non offende o ridicolizza la memoria di tanti, che hanno perso la vita per combattere il malaffare, anzi la omaggia e la celebra, con umano candore e franca schiettezza. La citazione di cui al titolo, è estrapolata da un surreale dialogo tra il bambino spaventato per tutta la violenza che si consuma attorno a loro e il suo papà, che dà questa incredibile risposta, legata alla coincidenza stagionale, ovviamente paradossale, ma tristemente sintomatica di un atteggiamento di rassegnazione consolidato, che d'altronde è una strategia di sopravvivenza, indispensabile per non impazzire e poter accettare per “normale, una situazione di “guerra” permanente che non darebbe scampo emotivo, se non si riuscisse a conviverci. Non si confonda questo atteggiamento per comportamento omertoso ,che è altro ,cioè tacita complicità, viceversa questo è solo un tentativo legittimo di restare vivi e sani di mente ,in un mondo che crolla attorno a te. Non si può pretendere dal singolo comune cittadino l’atto di eroismo, la sua incolumità fisica e mentale dovrebbe essere salvaguardata e garantita dalle istituzioni e dallo stato,quello invocato dalla sventurata vedova di Vito Schifani.
Film appassionato e forte, ma anche divertente
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