Regia di Pierfrancesco Diliberto vedi scheda film
Le vicende di un giovane, bambino e poi ragazzo, che cerca di conquistare la fanciulla dei suoi sogni s'intrecciano con i fatti di criminalità organizzata che hanno insanguinato Palermo negli anni '80 e '90. Assistiamo tentativo in larga parte riuscito di rinnovare la denuncia sociale da parte del giovane regista Pif: la narrazione ha toni commedia, salvo farsi aspra e drammatica in coincidenza della narrazione dei fatti di sangue che hanno interessato il capoluogo siciliano. Dietro la narrazione "soffice", in linea con quello che potrebbe essere un vero e proprio racconto di bambino, però, c'è molto altro. Il tratteggio di una società palermitana, apparentemente tranquilla ed in realtà permeata di mafia, omertà e malaffare; il coraggio e la solitudine di uomini di Stato (un po' stereotipati) assassinati uno dietro l'altro; i mafiosi, rappresentati quasi grottescamente come individui estremamente semplici, rancorosi ed un po' rincitrulliti, sicuramente ridicoli, che trovano nell'assassinio e nella prevaricazione la loro dimensione di normalità; soprattutto, la figura di Giulio Andreotti, che ad un bambino - e chissà a quanti di noi - i media presentano come un personaggio mitico e benevolo e che ora presumiamo occultamente legato alle trame mafiose di quegli anni. Per altri versi, il prodotto è un po' "grezzo": alcuni personaggi sono leggermente stereotipati; c'è qualche svarione narrativo - le fasi della collaborazione con il politico Salvo Lima potevano essere ampliate. Nonostante ciò, il film è godibile e riesce nell'intento di emozionare e contemporaneamente informare gli spettatori su eventi che hanno costituito una pagina nera della storia della nostra nazione e che ad oggi rimangono parzialmente oscuri.
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