Regia di Pierfrancesco Diliberto vedi scheda film
Non può dirsi un documentario in senso stretto, men che meno una commedia. Poiché entrambe le definizioni risulterebbero fuorvianti, penso sia opportuno coniare un neologismo ad hoc. Il genere di appartenenza è allora quello della docummedia, ovvero un film informativo o educativo su avvenimenti, luoghi e attività, con però l'aggiunta di elementi inventivi o fantastici di tono leggero, movimentati nel dialogo e nell'azione, caratterizzati da un alternarsi di situazioni ora liete ora tristi, ma la cui conclusione è di solito lieta.
Il bizzarro ossimoro tra la severità dei reperti storici e l'ironia bislacca del racconto immaginario che valica di proposito i confini del paradossale potrebbe stridere non poco e spiazzare, almeno all'inizio, inducendo a temere il peggio. Tuttavia, se si avrà la costanza di resistere e di accettarne la logica sottesa, l'opera saprà dare evidenza dei suoi pregi e della sua autentica ragion d'essere.
Il cast purtroppo fatica in generale a emergere da un'impostazione prettamente televisiva, si vedano Cristiana Capotondi (Flora adulta) e Claudio Gioè (Francesco) per esempio in tal senso, senza voler infierire sui peggiori. Il nostro Pif alias Pierfrancesco Diliberto (Arturo adulto) si risolleva invece nel finale, dove trova la forza nella semplicità di essere spontaneo perché se stesso. Nessun dubbio ho comunque nel considerare Alex Bisconti (Arturo bambino) il miglior interprete e quello di Maurizio Marchetti (Jean Pierre) come il personaggio più efficace.
Si noti anche quanto le approssimazioni e le ingenuità siano riscattate appieno dalle preziose proiezioni delle registrazioni video dell'epoca recuperate dagli archivi. Per di più questi contributi fondamentali sono talvolta rielaborati secondo l'ottima idea d'inserire un paio di incursioni dei protagonisti, conseguendo un effetto ben fatto che aumenta il valore degli stessi all'interno dello svolgimento.
Un titolo, dunque, che mi sento di consigliare. Meritevole di un giudizio almeno discreto.
Arturo è un bambino come tanti altri nell'Italia degli anni '70, ma a differenza dei suoi coetanei del nord è costretto a fare i conti con le infiltrazioni e le azioni criminose della malavita nella sua città. Nato a Palermo lo stesso giorno in cui il mafioso di rango Vito Ciancimino viene eletto sindaco, la sua consapevolezza ed educazione civile crescono anno dopo anno, mentre cerca di conquistare il cuore della sua amata Flora, una compagna di banco di cui si è invaghito alle elementari e che vede come una principessa.
Un esordio coraggioso che, senza nascondere i propri limiti, sceglie la strada dell'originalità e riesce a vincere la scommessa con un soggetto non facile da coniugare. A sorpresa promosso.
S'ode e si distingue la qualità dell'accompagnamento musicale firmato da Santi Pulvirenti.
Le incertezze in qualche passaggio più raffazzonato, forse causate sia dall'inesperienza in direzione sia dalle doti attoriali non particolarmente eccelse (eufemismo) da parte di alcuni.
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