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La mafia uccide solo d'estate

Regia di Pierfrancesco Diliberto vedi scheda film

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La recensione su La mafia uccide solo d'estate

di mc 5
10 stelle

La mia fruizione di questo film ha avuto un percorso un pò travagliato. La mia sventura è stata quella di averlo voluto vedere ad ogni costo in una di quelle sere (càpita a tutti, no?) in cui oltre ad una tremenda stanchezza avevo maturato anche un certo malumore. Col risultato che il film non sono riuscito ad apprezzarlo ed anzi ricordo che ho provato un senso di fastidio quando, sui titoli di coda, il pubblico s'è alzato in piedi ad applaudire. Il mio verdetto fu:chiaro: "carino ma sopravvalutato". Quel che mi rendeva perplesso era anche l'unanimità della favorevole accoglienza riservata da pubblico e critrica, atteggiamento che non capivo nè condividevo. Allora ho preso la decisione di rivederlo una seconda volta, in circostanze decisamente più positive, rilassato e dell'umore giusto. Beh, la mia prospettiva è mutata radicalmente e finalmente ho apprezzato la pellicola come meritava. Una visione piacevole ed emozionante. Ciò che colpisce subito lo spettatore è lo stile scelto dal regista: semplicissimo, umanissimo, e soprattutto molto abile nell'agevolare uno stupefacente equilibrio tra la realtà amara e drammatica di una vita regolata dalla mafia e le aspirazioni -mediate dalla fantasia e dall'inventiva- di un adolescente che si affaccia sul mondo. Storia di formazione, dunque, su uno sfondo quotidiano dove le tragedie si confondono con la vita di ogni giorno, diventandone parte e generando nella popolazione palermitana quello che può esser visto come complice silenzio oppure interpretato come un triste senso di adeguamento che non lascia spazio ad alcuna reazione (anche se poi vedremo che esiste un momento in cui la drammatica recrudescenza di eventi violenti scatena nella gente comune una rivolta che qualcuno potrebbe giudicare tardiva, anche perchè a quel punto molti danni erano già compiuti). Mi sento di giudicare questo film più di ogni altra cosa soprattutto un immenso, ed altissimo, atto d'amore di Pierfrancesco Diliberto (aka PIF) verso la sua Palermo. E poi c'è questo sguardo, prima innocente ed ingenuo di bambino e poi di adulto consapevole, pur sempre improntato ad una umanissima semplicità naif. Ed è un punto di vista che riesce a mostrare al pubblico (più di tante inchieste giornalistiche) un aspetto che personalmente mi ha sempre lasciato nella curiosità: come una persona comune, o una famiglia qualsiasi, possono convivere in un consorzio umano e sociale le cui regole sono scandite in gran parte da uno "Stato parallelo". Tutto ciò visto attraverso gli occhi del testimone PIF, il quale si sforza proprio di raccontare le "deviazioni" della sua amatissima città. Gli attori se la cavano tutti benissimo e tra loro risaltano tipici volti di anziani caratteristi. Quanto ai due protagonisti, PIF è efficacissimo nell'interpretare sè stesso, con modestia ed umiltà, mentre Cristiana Capotondi, semplice e senza trucco, è bella come un angelo. Senz'altro da segnalare anche il bellissimo commento musicale curato da Santi Pulvirenti. Il tutto raccontato in un film che si pone come opera sentita ma modesta e per nulla pretenziosa. E forse è proprio questo proporsi come "piccolo film" che ne fa un grande film. Malinconico. Stralunato. Trasognato. Commovente.


Voto: 9

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