Regia di François Ozon vedi scheda film
Un insegnante di letteratura, scrittore mancato e adoratore di Flaubert, tira a campare in mezzo ad alunni svogliati finché si imbatte in Claude, dotato di non comuni capacità affabulatorie: i suoi temi raccontano le visite fatte al compagno di scuola Rapha con la scusa di aiutarlo nei compiti di matematica, ne descrivono la casa e i genitori (soprattutto la madre, una casalinga che vorrebbe riprendere la professione di arredatrice) in termini oscillanti fra il resoconto realista e la sottile ironia; vi si percepisce l’invidia del ragazzo di famiglia disastrata per i borghesi benestanti, ma anche qualcosa di più sfuggente. Presto si capisce che Claude è un manipolatore, ma non è altrettanto chiaro chi sia il manipolato: quanto c’è di vero e quanto di falso nei suoi racconti? perché li scrive? per chi? Questa volta Ozon centra il bersaglio con un film intrigantissimo, sapientemente organizzato, che sfrutta il voyeurismo dello spettatore come Claude gioca con le attese dei lettori (ogni tema si conclude con la parola “continua”, come fossero le puntate di un feuilleton): disorienta, spiazza, non chiarisce tutto; perde qualche colpo solo verso la fine, quando introduce complicazioni non necessarie, ma si risolleva nell’ultima scena. Deliziosa la faccia di Luchini mentre legge ad alta voce il primo tema alla moglie, in tono dapprima infastidito e poi sempre più conquistato.
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