Regia di Lasse Hallström vedi scheda film
Col vento favorevole che soffia sul thriller di marca scandinava (Uomini che odiano le donne, Il sospetto), Lasse Hallström torna dopo 20 anni di lavoro a Hollywood (Chocolat, The hoax) nella nativa Svezia per girare un film che più pasticciato non si potrebbe. Si parte con un uomo accoltellato brutalmente all'interno di una palestra e si prosegue, qualche attimo più tardi, con una famiglia sterminata. Ma c'è un sopravvissuto (Bökman): è un adolescente dal quale la polizia vorrebbe ottenere una testimonianza sull'eccidio. Per accorciare i tempi delle indagini viene assoldato un medico (Persbrandt, che si fa ricordare per il bellissimo ruolo interpretato in In un mondo migliore) capace di ipnotizzare le persone ma interdetto dal farlo per una vecchia storia che ebbe delle ricadute giudiziarie. Dal racconto in stato di ipnosi del ragazzo e dalle pervicaci azioni di un detective della polizia criminale (Zilliacus) si arriverà lentamente a sbrogliare l'intricatissima matassa.
Sembra che a Hallström sia sfuggita la materia narrativa dalle mani: ne L'ipnotista ce n'è per tutti i gusti: dal tradimento alla schizofrenia, passando per le lacerazioni familiari, i rapimenti, madri dubbie, poliziotti incapaci, con troppe ellissi sulle ragioni dei diversi personaggi e rivoli narrativi lasciati annegare come il pullman nel ghiaccio della scena finale: l'ennesimo dei molti colpi di scena elargiti dalla sceneggiatura con generosità e senza nessun criterio.
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