Regia di Lasse Hallström vedi scheda film
Dopo la bellezza di 27 anni, Lasse Hallstrom torna a dirigere nella sua Svezia, ma se nel 1985 colpì l’attenzione (“La mia vita a quattro zampe”) tanto da riuscire a cominciare a lavorare con continuità negli States, nel 2012 non vi è una nuova virata in positivo.
Anzi, se la sua produzione recente veleggia soprattutto tra medietà (sufficienza o poco di più) e punti bassi (insufficienze, anche marcate), questa volta tocca uno tra i suoi minimi storici.
Svezia, il commissario Jonna (Tobias Zilliacus) indaga su un triplice omicidio famigliare, con solo un elemento sopravvissuto ma in cattive condizioni, tanto che per cavarne subito delle preziose informazioni chiama in aiuto Erik (Mikael Persbrandt) un ipnotista.
Da questo momento anche la famiglia di Erik, già attraversata da tensioni interne con sua moglie (Lena Olin), si trova in pericolo, occorre scavare nel passato della famiglia semi sterminata per capire chi sia l’assassino.
Thriller abbastanza ordinato, anzi forse lo è pure troppo, finendo con l’essere fin troppo avaro in fatto di slanci e per lo più attento a proporre una forma estetica “garantita”, tra le scene buie proprie di luoghi dove le ore di luce sono poche (Nord Europa in inverno) e lo sfondo innevato.
Un procedimento faticoso, non tanto per le diramazioni offerte, quanto per la difficoltà nel mantenere alta la tensione che si riprende solo in occasione di estemporanee novità, come un’aggressione casalinga notturna e soprattutto la resa dei conti finale che improvvisamente raccoglie un pathos fin a quel punto totalmente inespresso (per quanto poi si sappia perfettamente come andrà a finire).
Ma anche questa improvvisa impennata, che sopraggiunge su di uno sfondo narrativo tutto sommato controllato, non fa che precedere un finale vero e proprio che figura del tutto svuotato almeno per quanto riguarda la figura di Jonna.
Anche il cast non ispira grandi sensazioni, eccezion fatta per Lena Olin chiamata a sfogare la frustrazione di una moglie insoddisfatta e di una madre provata dalla sofferenza.
Ma rimane uno dei pochi aspetti a funzionare sul serio, mentre su quasi tutto il resto permane un velo di debolezza, tra prevedibilità e passaggi spericolati o semplicemente evitabili con Lasse Hallstrom che non ritrova le buone sensazioni di un tempo (perduto).
Scarsamente appagante.
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