Regia di Dustin Hoffman vedi scheda film
Film che lancia un messaggio di vita tangibile e una riflessione universale sull'anzianità. L'opera però soffre di una stanca lentezza e scarsa capacità di coinvolgimento emotivo.
Scritto in punta di piedi, questo film è molto apprezzabile per l'intento di dare spazio alla voce di chi ha vissuto con la musica per una vita e sull'approssimarsi dell'orizzonte finale rimane da solo in compagnia dei propri ricordi sul palco, quando di era al centro dell'attenzione. Il tutto però soffre di una stanca lentezza e scarsa capacità di coinvolgimento emotivo dello spettatore. Il messaggio forte e chiaro e dichiarato apertamente nel film è quello di dire che vedere l'arrivo all'orizzonte non dovrebbe di certo condizionare la nostra vita che dovremmo vivere appieno fino all'ultimo giorno della nostra vita. Così la gioia di esserci, di costruire non ha limiti d'età. Arrendersi è una sconfitta in partenza, mentre combattere il cliché che c'era un tempo per fare e che ora non si può più fare è l'unica esperienza di vita vera che dovremmo portarci dentro fino alla fine. Così l'amore può essere coronato, la ribalta cavalcata, il canto limpido e ammirevole in qualsiasi momento se si crederà possibile. Invecchiare non è una condanna, semplicemente una dimensione con cui relazionarsi, come fatto da bambini, poi da giovani e infine da adulti. Insomma un'opera che è una riflessione sull'anzianità e un invito a una vita tangibile, che non conosca altro limite d'età che l'ultimo respiro.
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