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Quartet

Regia di Dustin Hoffman vedi scheda film

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La recensione su Quartet

di LAMPUR
6 stelle

Strano che uno come Dustin Hoffman, lanciato come attore di livello dal potente e trasgressivo (per l'epoca) Il laureato, abbia ripiegato per l'esordio in regia su un prudenziale e confortevole soggetto, tutta esilità e tenerezza, melassoso e straboccante buoni principi da svendere a più platea possibile.

Ma tant'è. Anche l'unica fonte di attrito possibile, l'astioso reincontro tra Tom Courtenay (mitico Billy Il bugiardo di anni luce fa) e Maggie Smith (la saga di Harry Potter se l'è fumata ben bene), protagonisti di un fugacissimo matrimonio precocemente interrotto e mai più incrociatisi, brucia le sue chances di sfavillìo autonomo in poche scontate battute ed ancor meno fotogrammi.

Il resto della storia sbarella comoda su un'intelaiatura affatto originale e su vaghi spunti personali dove anche il mio attore feticcio Tom Courtenay finisce per pagare pegno sull'onda della pressapochezza di sceneggiatura, penalizzato anche da un doppiaggio che non lo esalta.

Gli altri si fanno seguire senz'infamia e senza lode, come la costante macchietta di Billy Connolly (che si copincolla senza sforzo) e la svampitella Pauline Collins.

Gustoso, infine, il siparietto su differenze tra opera e rap.

Anche se in entrambe scorgo un fastidiosamente curioso denominatore comune: la musica sottomessa alla parola.

Attendiamo il prossimo Dustin, (ri)tira fuori le unghie...

 

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