Regia di John Krokidas vedi scheda film
Che pubblico ha Giovani ribelli? Qual è il suo target? Non è forse soltanto un veicolo per l’emancipazione cinefila di Daniel Radcliffe, alla spasmodica ricerca di ruoli cupi per allontanarsi dall’icona fantasy di Harry Potter? Allen Ginsberg risponde superficialmente a tutte le esigenze dell’attore in questa fase della carriera: fascino d’altri tempi educazione sentimental-sessuale tutt’altro che semplice, aurea da poeta maledetto, beat generation, giovane adulto. E allora il pubblico del film è composto da due tronconi essenzialmente: dagli pseudo fighetti che reputano la beat generation imprescindibile più per limitate vedute che per effettiva conoscenza del movimento (la mitizzazione della beat generation al di là di tutto) e i talebani di Radcliffe che lo vedebbrero pure nei filmoni più improbabili.
Giovani ribelli è un film, appunto, improbabile, che riduce a macchiette personaggioni di certo non bidimensionali (il peggiore di tutti è il povero Borroughs, sin dall’esordio nella vasca da bagno) e li inserisce in un contesto a metà tra il teen drama d’ambientazione storico-vintage e le atmosfere dei racconti(ni) di formazione del cinema americano degli ultimi due decenni. Regia asfissiante di un mestierante della macchina da presa, fotografia incredibilmente acquerellata, reparto musicale assolutamente incoerente che alterna il soul del tempo e il punk contemporaneo. Un film inesorabilmente fighetto, con qualche intermezzo interessante (le litigate tra Kerouac e la fidanzata, l’immobilismo dentro il bar per sparigliare le carte) ma inconcludente e privo di una reale ragion d’essere. Titolo italiano di abominevole banalità.
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